Gavin Harrison

FEAR OF A BLANK PLANET Tour Roma 17 novembre 2007

GavinHarrison_22_02_2008

Dopo uno strepitoso concerto tenutosi al Pala Tendastrisce di Roma dove Gavin Harrison ha presentato il nuovo album dei Porcupine Tree “FEAR OF A BLANK PLANET”, il batterista inglese si è concesso per un cortese e sempre disponibile scambio di battute.

Gavin Harrison

FEAR OF A BLANK PLANET Tour Roma 17 novembre 2007


Dopo uno strepitoso concerto tenutosi al Pala Tendastrisce di Roma dove Gavin Harrison ha presentato il nuovo album dei Porcupine Tree “FEAR OF A BLANK PLANET”, il batterista inglese si è concesso per un cortese e sempre disponibile scambio di battute.

Planet Drum:Eccellente esibizione, ottimo sound e grande risposta del pubblico. Dove siete diretti ora?
Gavin Harrison: Grazie mille. Devo dire che all’inizio, durante il sound check, temevo che il suono in sala fosse pessimo, pieno di reverberi, invece sono molto felice nel sapere che l’acustica è stata buona e che si è sentito egregiamente ovunque. Come sai qui in Italia ho suonato molto ed in molti luoghi, ma l’acustica non è mai stata molto buona. In genere in Europa non esistono palazzetti studiati appositamente per suonare Rock. Ci sono dei luoghi per la musica classica ma non per il rock. Così è necessario accontentarsi degli stadi o dei palazzetti nati per ospitare eventi sportivi. Questo, invece mi sembra un buon compromesso.

PD:Cosa fate ora, vi fermate per cena o siete già in partenza?
Gavin Harrison:Purtroppo non abbiamo un attimo di respiro e dobbiamo partire già questa sera per Milano dove ci esibiremo domani. Poi dritti in Francia e poi… non ricordo più (risate).

PD:Certo è stressante girare l’Europa in questo modo. GavinHarrison_22_02_2008
Gavin Harrison:Soprattutto in Bus. Abbiamo viaggiato per 18 ore. Un Vienna-Roma da incubo. Si dorme in autobus, ma quando ci si sveglia il resto del tempo devi passarlo seduto e ti assicuro che è molto noioso. Inoltre quando suoni nelle periferie delle grandi città non ti rendi nemmeno conto di dove sei. In realtà io non so nemmeno che giorno è oggi (risate)! Ho suonato in molte città dove mi sono fermato per 1 o 2 giorni ma non posso dire di averle visitate. Non c’è stato mai il tempo. Dovrò tornarci con maggiore comodità.

PD:Ho ascoltato il tuo nuovo lavoro discografico con 05ric e devo dire che sono rimasto molto colpito dal sound. Come nasce questa collaborazione.
Gavin Harrison:Come è ormai noto nasce tutto grazie a MySpace. Navigando tra coloro che chiedono di essere aggiunti come amici, mi sono imbattuto in questo personaggio con delle sonorità molto interessanti. Un incastro di sonorità diverse apparentemente disomogenee ma molto attinenti l’una con l’altra. Sono rimasto molto colpito. Ho pensato che è esattamente quello che avevo in mente e che volevo fare io. Gli ho risposto ed è nato un progetto che si è sviluppato tutto attraverso uno scambio continuo di idee via internet. Ci siamo incontrati si e no un paio di volte. Ora stiamo lavorando su un secondo album. E’ tutto molto bello, senza etichette e vincoli discografici. Suono quello che veramente voglio suonare.

PD:Tornando ai Porcupine, parlaci di questo nuovo album “Fear of a Blank Planet” album già introdotto in anteprima nella scaletta del tour promozionale Arriving Somewhere tra settembre e novembre del 2006 che ha toccato anche l’Italia (nel settembre 2006 ndr).
Gavin Harrison:Fear of a Blank Planet nasce come monito per le nuove generazioni a trattare il mondo che li circonda in modo rispettoso e responsabile. Cerca di dire ai giovani di fermarsi a riflettere, pensare e comprendere ciò che si può trovare di bello in un libro, nella musica e nell’arte in generale piuttosto che esagerare nell’uso dei computers e di internet.

PD:E’ una terrificante visione della gioventù di oggi.
Gavin Harrison:In realtà non facciamo altro che raccontare una sensazione di disagio che tutti, crescendo, avvertono nei confronti delle nuove generazioni.

PD:Ho notato che rispetto all’anno scorso in questo tour il fattore video alle vostre spalle è molto importante. Ed è impressionante come riuscite, con la musica, ad allacciarvi alle immagini.
Gavin Harrison:Diciamo che tutto questo lo dobbiamo a Lasser (Hoile ndr) che ci segue ormai dai tempi di “In Absentia” e che si occupa di tutte le riprese video, la grafica, i servizi fotografici. Lui va molto d’accordo con Steven (Wilson ndr) con il quale riesce a trovare una sintonia tale da ottenere i risultati esattamente corrispondenti alle aspettative. Possiamo considerarlo come parte integrante della band.

PD:E come riesci ad agganciarti perfettamente a questi video nei live. Quali attrezzature utilizzi?
Gavin Harrison:Utilizzo una semplice traccia click ed il tutto è gestito da Un Apple Mac il quale invia le informazioni MIDI e Video. Utilizziamo Logic audio per la traccia del click e ArKaos per la gestione dei video.

La band viene spesso definita come una band progressive ma voi non siete molto contenti di questa definizione. Steven Wilson: Noi cerchiamo di essere unici nel nostro sound ed il più eterogenei possibile. Non ci piace fare solo Rock, Pop, Metal o Prog. Vogliamo suonare semplicemente il sound dei Porcupine. Ascoltiamo tutti molti generi musicali i quali, in un certo modo, confluiscono nella nostra musica. Capisco che per i media è necessario categorizzare per rendere l’idea a chi non ha mai sentito i PT. Si dice che tu debba essere depresso per scrivere i vostri pezzi. Steven Wilson: In realtà è vero e non so per quale motivo io debba sentirmi in quello stato d’animo. Credo sia un modo di esorcizzare le negatività che sono in me. Questo fa si che la musica dei Porcupine sia malinconica, ma chi mi conosce sa che io sono diverso. Diciamo che la musica rappresenta il lato oscuro di me stesso.

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Categorie: Interviste