VINTAGE- C’era una volta… JOHN GREY BRODWAY
Come per le favole di un tempo, dove tutto ruota intorno ad un periodo non ben definito e a posti magici, volevo cominciare questa rubrica, ricordando che la batteria è uno strumento ancora molto giovane ma con una storia cosi ricca di personaggi ed evoluzioni, che questi cento anni non li dimostra, e come nelle storie per bambini, chi non vorrebbe sentirne ancora una?
In questo viaggio intorno al mondo del cosiddetto “vintage”, andremo a scoprire pezzi di memoria più o meno recente che ci condurranno alla scoperta di vecchie tradizioni, tecnologie, fantasiose e chi più ne ha più ne metta.
I marchi saranno quelli storici sicuramente, come LUDWIG, GRETSCH, ROGERS, SLINGERLAND, SONOR, PREMIER , etc, ma anche le marche italiane con in testa la cara vecchia HOLLYWOOD della Meazzi, con cui credo almeno il settanta percento di noi batteristi over quaranta, ha iniziato. E poi la HIPERCUSSION, WOODING, ALBERTI e le più inconsuete TROMSA, TROWA, STRATFORD e DAVOLI.
Ma soprattutto, vorrà essere un percorso attraverso marchi scomparsi, ditte fallite che hanno generato altre ditte, ora magari famosissime, storie di brevetti, di persone che hanno contribuito a far sviluppare e crescere questo nostro amato strumento, racconti di personaggi che raccolgono questi pezzi da museo e a volte anche questi “catorci“ per rimetterli assieme e farli rivivere, con una passione immensa e sempre di tasca propria.
Sarà sempre benvenuto l’aiuto di tutti voi, amanti o semplici curiosi perché la storia ,come si sa, non è sempre una e chi scrive non è onnisciente, custode dei segreti del castello, proprio come nelle favole
Ogni capitolo di questo racconto partirà (all’inizio) basandosi sulla mia collezione di strumenti, per poi svilupparsi col vostro aiuto in più direzioni possibili per scoprire, come dicevo, il maggior numero di cose, di aneddoti e chiacchere, per avere un panorama sempre più chiaro e vasto.
Per iniziare bene, vi introduco una piccola chicca che io personalmente adoro: è una JOHN GREY BRODWAY Club Outfit, con misure 20” x 15”, tom a singola pelle 10” x 6” e rullante 14” x 5”.
Il colore è un Marine Pearl, non bianco, e la datazione precisa si colloca nella metà degli anni ’60.
La John Grey faceva parte di un serie di ditte che giravano prima intorno Barnet Samuel, importatore di molti strumenti musicali dagli Stati Uniti. Lui cambiò il proprio nome in John Grey, perchè faceva più “inglese” e iniziò la produzione di strumenti in proprio, appunto le Broadway, le Autocrat e le Shaftesbury.
Questo modello era un economico, con pelle naturale di capra, fusti in legno di bassa qualità, con sei tiranti sia alla cassa che per il rullante. Il tom ne ha cinque ed era fissato sulla cassa da un piccolo aggeggio simile ad un rail. I cerchi erano in legno per la cassa e in metallo con graffe per tom e rullante. La meccanica tendicordiera era semplicissima, una leva! Reggirullante e portapiatto erano due pezzi estremamente semplici, mentre interessante è il piccolo pedale della grancassa, costruito in nickel, leggero ma funzionale e con una discreta gestibilità.
Da notare che anche la John Grey adottava i cerchi di rinforzo per la cassa e i piedini a scomparsa, cosa non del tutto comune per modelli economici dell’epoca.
Il suono chiaramente è molto scuro, dovuto anche alle pelli naturali, mentre il rullante colpisce per la sua buona sonorità con le spazzole. Io personalmente l’ho usata solo una volta in un piccolo club per fare del jazz, con tutti i problemi delle pelli naturali (cioè accordatura instabile), ma con una grande soddisfazione per il timbro che ne usciva da sotto le spazzole o con delle bacchette molto leggere.
Con questo concludo il primo articolo di questa rubrica, ringraziando Marco Mammoliti e la redazione di Planet Drum per la possibilità che mi viene data di ripercorrere, all’indietro nel tempo, la magia della batteria..eh si, proprio come nelle favole.
Per tutte le domande, chiarimenti, idee, e contestazioni scrivetemi a : mauro@perc1713.com
Alla prossima…