AJAX
La Signora inglese
Nessun’altra ditta come la AJAX fu definita cosi: la signora inglese.
Seconda, forse, solo alla Premier, questo marchio si impose nel mercato anglosassone ed europeo fino agli inizi degli anni settanta, qundo venne soffocata dall’arrivo in massa delle americane Ludwig e Rogers.
La sua storia parte intorno all’anno 1927 quando Hawkes & Son, una famosa ditta di produzioni percussive di Londra, dopo la visita di George Way (un altro grande della storia della batteria di cui parleremo un’altra volta) decise di mettere insieme le esperienze costruttive inglesi con quelle americane della Leedy.
Nasceva cosi la AJAX, e fu subito un grande successo. Molti jazzisti d’oltremanica la scelsero per la sua facilità di accordatura, il suono profondo e definito, la sua robustezza e, particolare non trascurabile, il suo look .
Agli inizi degli anni cinquanta si cominciarono a vedere delle innovazioni, poi riprese dalla Premier stessa, come i cerchi Die Cast o i blocchetti a goccia in acciaio, vere e proprie novità per quell’epoca. La produzione di rullanti come il “Pipper” da 14” x 5” o il più famoso, ma più raro, “Pipperette” o lo “Snapper” con fusto di soli tre pollici di profondità ed un tendicordiera moderno e funzionale, fecero salire di notorietà il marchio. I fusti, ben curati, in acero e con uno strato di mogano all’interno e con i cerchi di rinforzo, davano suono e robustezza allo stesso tempo. La lavorazione a grana dritta, cioè sempre in una sola direzione, conferivano una notevole ampiezza di armoniche e i tamburi ne guadagnavano in volume e colore sonoro.
Agli inizi degli anni sessanta ci furono ulteriori innovazioni: le linee di produzione divennero da due a quattro:
la “Forte”, con la classica configurazione a due tom 12 e 14, cassa da 22 ma 12 di profondità – antesignana dei modelli fast size di ultima generazione – e floor tom da 16, rullante Metasonic 14 x 5;
la “Staccato”, più jazzistica con cassa da 20 x 14, tom 12 e floor tom da 14, rullante sempre 14x 5;
la “Allegro”, con una configurazione simile alla Staccato ma con floor tom da 16;
e infine la “Vivo”, formata solo da cassa e rullante per chi non poteva spendere molto!
Tutte queste serie erano equipaggiate con le nuove soluzioni di hardware che la Ajax sfoderò in quel periodo: dal famoso A tom tom holder, molto preciso e robusto, al reggi piatto montato su cassa sempre A, molto più sicuro e robusto. In questo stesso periodo compaiono anche i blocchetti con la A stampate nel mezzo, tocco di classe che non sfuggi all’occhio attento dei batteristi dell’epoca.
Da ricordare che tutte le batterie venivano fornite già di piatti marchiati Ajax ma di produzione probabilmente Zyn, ossia Premier, e delle aste con il moderno pedale Accelerator con due molle e pedana lunga.
Ci furono, poi, le cosiddette “NU Sound” ebbero un grande impatto sul mercato ma non ebbero vita lunga: lo strapotere della Ludwig, che poteva vantare un certo Ringo Star come endorser, e delle Rogers soffocarono, pian piano, le velleità commerciali della Ajax che nel 1970 circa chiuse i battenti.
La Ajax che possiedo io è una batteria degli anni sessanta, probabilmente tipo Allegro, colore quasi madreperla, anche se ormai ingiallito dall’età.
Il rullante è appunto un Pipperette da 14” x 4”, con tendi cordiera non ancora di seconda generazione ma classico con cerchi die cast e blocchetti a goccia. Ciò che mi impressiona di più è la assoluta integrità, sia sonora che strutturale, dello strumento: nonostante gli oltre quarant’anni di vita, a parte qualche graffio esterno, sembra appena uscita dalla fabbrica.
Tutti i fusti sono perfettamente rotondi senza segno di scollature, le meccaniche girano a meraviglia, le viti mantengono perfetta l’accordatura e non necessitano di alcun espediente per far si che le batteria non si scordi. Le vernici interne della cassa sono perfette, i piedini a scomparsa ancora si muovono in modo esemplare, dimostrando quanto queste batterie furono sottovalutate dai mercati del sud dell’Europa. Le pelli che equipaggiavano le nostre negli anni sessanta erano le Everplay Impact, che richiamavano molto le pelli naturali. La scelta di sostituirle con le Fyberskin mi è sembrata la più naturale, anche se la Attack Vintage ,che ho usato per la cassa, mi ha molto soddisfatto. Nei pochi concerti in cui ho potuto usarla mi ha dato delle notevoli sensazioni, soprattutto se paragonata alla mia blasonata e altrettanto bellissima Ludwig Downbeat del 1966. Unica nota negativa a cui cercherò di porre rimedio è stata la stuccatura e la chiusura dei fori per il reggi piatto da cassa, pezzo assolutamente da recuperare per uno strumento di questa età.
Vorrei chiudere con un particolare: le Ajax furono molto famose anche per i loro colori sgargianti, in materiale plastico, e che secondo le mie fonti non furono mai costruite batterie satinate o comunque con legno a vista. Perciò se qualcuno vuole vendervi una Ajax di quel tipo, sapete che cosa fare!!!!
Un’altra curiosità: nel 1968 – anno della mia batteria – la Ajax con le modifiche sui blocchetti ma con le stesse misure della mia batteria, costava 173 sterline piatti compresi. Chi vuol fare il paragone con i nostri tempi?
Ciao a tutti e alla prossima, ricordandovi sempre che aspetto tutti i suggerimenti molto volentieri.
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