Tecnica e Velocità nell’uso del Pedale per Grancassa
Il presente articolo ha lo scopo di illustrare, facendo maggiormente riferimento al mondo del rock e del metal, le diverse tecniche e movimenti interessati dagli arti inferiori nell’uso del pedale durante un incremento/decremento di velocità.
Partiamo con il dire che questi movimenti non sono riferiti a range di velocità definiti e precisi. Ossia il momento in cui si cambia il tipo di approccio al pedaleè un fattore soggettivo e in ogni caso graduale, non netto. Tutti i bpm (battiti per minuto) a cui faremo riferimento – da intendersi suddivisi in sedicesimi eseguiti a colpi singoli – vanno quindi presi in modo indicativo. Inoltre si farà riferimento sempre al singolo arto, in quanto nell’uso di più pedali – a parità di tecnica – l’approccio non cambia, varia soltanto la gamba interessata.
Tecnica e Velocità nell’uso del Pedale per Grancassa
Il presente articolo ha lo scopo di illustrare, facendo maggiormente riferimento al mondo del rock e del metal, le diverse tecniche e movimenti interessati dagli arti inferiori nell’uso del pedale durante un incremento/decremento di velocità.
Partiamo con il dire che questi movimenti non sono riferiti a range di velocità definiti e precisi. Ossia il momento in cui si cambia il tipo di approccio al pedaleè un fattore soggettivo e in ogni caso graduale, non netto. Tutti i bpm (battiti per minuto) a cui faremo riferimento – da intendersi suddivisi in sedicesimi eseguiti a colpi singoli – vanno quindi presi in modo indicativo. Inoltre si farà riferimento sempre al singolo arto, in quanto nell’uso di più pedali – a parità di tecnica – l’approccio non cambia, varia soltanto la gamba interessata.
Fino ai 120 bpm:
Nella prima fase, la totalità della gamba dev’essere sfruttata in quanto possibile farlo. Più precisamente, essendo velocità relativamente basse, coscia e quadricipite hanno il tempo e lo spazio di potersi alzare (Fig.2); e così, tramite l’azione dei muscoli interessati e di quelli basso addominali, d’imprimere sul pedale maggior forza e quindi un maggior timbro sulla cassa. Questo movimento viene definito “full leg motion”, gesto simile a quando intendiamo pestare qualcosa con il piede (in sequenza Fig.1, 2 e 3). Riguardo quest’ultimo, in posizione iniziale (a riposo), sarà totalmente sovrapposto ed appoggiato alla piastra del pedale (Fig.1). Successivamente il piede andrà a muoversi sulla pedana in base alla tecnica e al suono che si vuole ottenere. Un movimento che sfrutta la stessa posizione a riposo è quello dell’ heel down: tecnica caratterizzata da basse timbriche nel quale il colpo viene eseguito utilizzando la sola punta del piede.
Dai 120 ai 180 bpm:
In questo range, a causa dei battiti accelerati, non si riuscirà più a sfruttare lo stesso spazio d’azione, quindi, per reazione del nostro fisico (il quale cercherà di mantenere tempo e timbrica), entrano in gioco altri muscoli: ovvero comincia a venir meno l’uso del quadricipite e dei muscoli cosciali per essere sostituiti dalla fascia muscolare del polpaccio. Progressivamente, con l’aumentare dei bpm, viene meno quell’evidente movimento verticale (dal basso verso l’alto e viceversa) della parte superiore della gamba.
Per rendere ancora più chiaro questo passaggio, si può fare una semplice analogia con la tecnica che sfrutta le braccia durante un’esecuzione su rullante o tom: nel primo range di velocità si ha la possibilità di usare la totalità degli arti superiori e, con un graduale incremento dei battiti per minuto, si andrà sempre più ad utilizzare polso e dita, tralasciando per “ragioni di tempo e spazio” i muscoli delle braccia.
L’ennesima differenza con la prima fascia di tempo è la posizione del tallone rispetto al pedale. Come detto all’inizio, in presenza di bpm contenuti, è la totalità della gamba che crea il colpo con rispettivo timbro; il tallone in quel caso “può permettersi” di non venir sfruttato per raggiungere alti volumi nei colpi. In questo caso invece, non essendo più presenti quei muscoli, andranno “rimpiazzati” con altri: per l’appunto quelli della caviglia, alzando semplicemente il tallone (heel up – Fig.4). Ciò comporta una notevole perdita di equilibrio; è bene quindi assicurarsi che il corpo sia correttamente bilanciato su entrambe le gambe prima di procedere con l’esecuzione del battito (Fig.5). L’altezza alla quale viene alzato il tallone rimane soggettiva, influenzato da fattori quali: l’inclinazione della pedana, la lunghezza del piede e il tiraggio della molla del pedale. L’immediato vantaggio che se ne trae da questo movimento è un rilassamento del polpaccio e della caviglia, mentre il risultato nell’esecuzione sarà un evidente aumento della timbrica sulla cassa. Ecco perché questa tecnica viene usata praticamente dalla totalità dei batteristi rock e metal, generi nei quali saper sfruttare alte velocità e buona timbrica è fondamentale.
In questo caso il piede comincerà a spostarsi indietro, lasciando parte della piastra superiore libera dal piede. La motivazione è molto semplice: sfruttare maggiormente la lunghezza della piastra significa aver una maggior leva con la quale imprimere il colpo sulla cassa (principio della leva). I pedali con piastra longboard, privi della base cui poggia il tallone, sono appunto nati per incrementare questa possibilità e per permettere un maggiore controllo del colpo grazie anche alla presenza di una superficie più ampia.
Ciò non significa che porre le dita del piede al limite della base della pedana favorirà l’esecuzione di un patterns veloce; parliamo di piccoli spostamenti che possono fare la differenza tra un’ottima e una pessima esecuzione. Anche in questo caso si tratta quindi di uno spostamento soggettivo che, come tutti gli altri, richiede controllo onde evitare il ricorrente problema di alte velocità con bassa timbrica.
Dai 180 ai 220 bpm:
A questo punto la parte superiore delle gambe, dal ginocchio all’inguine, sarà quasi del tutto ferma; infatti la forza fisica che servirà ad imprimere il colpo sulla cassa deriva dai muscoli del polpaccio e della caviglia. Per chi si approccia a questi bpm troverà inizialmente serie difficoltà a mantenere un battito preciso e a timbro. Diventa evidente come all’accelerare del tempo si necessita di un maggior controllo del colpo, quindi del pedale. Il tallone tenderà naturalmente ad abbassarsi all’aumentare dei bpm, come per accorciare lo spazio che intercorre con la pedana (flatfoot technique – Fig.6) e a far entrare in gioco la totalità della caviglia senza però far mai toccare piastra e tallone.
Tornando all’analogia con gli arti superiori, parliamo dell’accorciarsi della distanza che intercorre tra pelle e bacchette all’aumentare della velocità. Anche questo rientra nel controllo prima citato.
Oltre i 220 bpm:
Superata la soglia dei 220 battiti al minuto si può capire, in base ai principi illustrati fino ad ora, che anche i muscoli del polpaccio diventeranno “di troppo”. La fascia muscolare della caviglia, sostenuta da quelli del polpaccio perennemente in tensione, comanderà i colpi che si andranno ad eseguire (ankle motion). Avendo meno muscoli e spazio d’azione a disposizione, risulta normale che il timbro sia palesemente meno accentuato rispetto alle fasce di velocità precedenti. Una delle sfide principali dell’extreme drumming (nel campo del metal estremo), e di ogni batterista che si vuole reputare tale, è appunto quella di mantenere un volume della cassa accettabile anche a queste velocità. Spesso ciò risulta estremamente arduo, motivo per il quale molti batteristi ricorrono all’uso del trigger: un sensore applicato sulla pelle battente della cassa (si possono usare per tutti i fusti del set) che, se opportunamente configurato tramite un modulo sonoro, produrrà un timbro privo di dinamica. Il suono creato sarà cioè sempre uguale, indipendente dalla forza impressa sulla cassa. Questo supporto elettronico non dev’essere visto come un modo per risparmiarsi ore di studio e dedizione; ma semplicemente andrebbe usato come un aiuto per dare maggior definizione in ambito live al suono della propria cassa, in modo da aiutare e favorire l’esecuzione agli altri strumentisti della band.
Durante l’esecuzione di tempi superiori ai 220 bpm, possiamo imbatterci in un movimento involontario, naturale della caviglia e del tallone. Questo tenderà a muoversi anche in direzione latitudinale (da destra a sinistra e viceversa), quasi come volere autonomamente rilassare i muscoli interessati al colpo. Effettivamente, tale movimento ha esattamente questo scopo: cercare di non sovraccaricare la fascia muscolare della caviglia e quindi di poter continuare l’esecuzione più a lungo. Nel raggiungere le stesse velocità con polso e dita della mano, noteremo come anche in questo caso c’è un’analogia tra arti superiori ed inferiori: le braccia tenderanno cioè ad aprirsi e chiudersi rispetto il busto, sempre per il motivo appena descritto.
Questa particolare attitudine dei piedi, usata esclusivamente nell’extreme drumming, viene definita come “swivel technique” (Fig.7 e 8). I primi batteristi a rendere noto questo movimento sono stati Pete Sandoval, Derek Roddy e George Kollias, il quale ha reso tecnica a tutti gli effetti questa “gestualità” della caviglia. Lo stesso ha inoltre realizzato come la swivel technique favorisca, durante l’esecuzione, una corretta postura ed equilibrio.
Riassumendo:
In quest’articolo abbiamo visto come all’aumentare o al diminuire della velocità d’esecuzione di un qualsivoglia pattern di grancassa, muti gradualmente l’approccio del nostro fisico rispetto al pedale e quindi alla cassa stessa.
Variano più precisamente le fasce muscolari interessate: a partire dall’utilizzo dell’intera gamba, fino alla necessità di dover sfruttare i soli muscoli della caviglia.
Si nota quindi come le tensioni muscolari si concentrino gradatamente verso il basso, alla base degli arti inferiori; i quali dovranno sostenere, ad alte velocità, lo stress dell’intera esecuzione.
Bisogna quindi abituare gradualmente il muscolo interessato, senza compiere bruschi aumenti di bpm, onde evitare problemi quali tendiniti, crampi e lesioni muscolari. Evitare inoltre movimenti forzati e non naturali, in quanto più si è rilassati, più il muscolo lavorerà meglio. Una volta presa confidenza con la velocità impostata ed essersi assicurati di aver un buon timbro, si può passare al successivo step.
Uno studio costante con giusta postura e tecnica aiuterà a sviluppare in modo corretto i muscoli prima citati, quindi a consentire un maggior controllo del colpo e poter suonare più a lungo senza affaticarsi (maggior resistenza).
Scritto da: Riccardo Grechi
Revisione a cura di: Elisa de Giovanni
Artworks: Laura Cimaglia, Luca Antoniazzi
Contatti:
facebook.com/grechi.riccardo
riccardogrechi@riccardogrechi.com
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