A Avedis Zildjian – Ritorno al futuro
Ho iniziato a suonare la linea “A” della Zildjian circa 3 anni fa ed è stato subito amore. Mi resi immediatamente conto che il sound che ho sempre ascoltato nei miei dischi preferiti, quelli di una volta, fosse proprio il sound della serie “A”. La mia prima esperienza con questi piatti risale a qualche anno fa, con la vecchia serie “A” anche se la Zildjian aveva già immesso nel mercato, da poco tempo, la nuova serie “A-Avedis”. Poco fa mi decisi di provarla ed andai ad acquistare un Ride, il 21” per la precisione. Un gesto che mi convinse immediatamente al cambio.
A Avedis Zildjian – Ritorno al futuro
Ho iniziato a suonare la linea “A” della Zildjian circa 3 anni fa ed è stato subito amore. Mi resi immediatamente conto che il sound che ho sempre ascoltato nei miei dischi preferiti, quelli di una volta, fosse proprio il sound della serie “A”. La mia prima esperienza con questi piatti risale a qualche anno fa, con la vecchia serie “A” anche se la Zildjian aveva già immesso nel mercato, da poco tempo, la nuova serie “A-Avedis”. Poco fa mi decisi di provarla ed andai ad acquistare un Ride, il 21” per la precisione. Un gesto che mi convinse immediatamente al cambio.
Oggi, grazie a Planet-Drum.com e alla Zildjian (con gentile supporto del distributore italiano Mogar Music) ho la possibilità di provare diverse misure. La dotazione fornitami comprende tre Hi-Hat rispettivamente da 14”, 15” e 16”, due Crash da 18” e 19” e tre Ride da 20”, 21”e 22”.
In linea generale la nuova Linea Avedis Zildjian è stata creata ripensando al passato, riportando il peso di ogni piatto allo standard dei primi anni ’60 rendendola perfetta per vari stili, dal jazz moderno al jazz anni ’20, dall’R & B al Rock & Roll.
I piatti risultano avere dei volumi più bassi rispetto alla serie precedente. Il suono risulta essere generalmente più caldo e maggiormente controllato nelle armoniche, il tutto mantenendo la tipica musicalità e l’inconfondibile “tip” della bacchetta caratteristico della serie “A”.
Il look di questi piatti è fantastico. Non so in quale modo ma la Zildjian è riuscita, attraverso un trattamento particolare, a conferire a tutta la linea un look vintage, un aspetto “usato” che conferisce ad ogni piatto quel fascino del vissuto; un look che normalmente si raggiunge solo dopo molti anni di utilizzo dei piatti.
Il martellamento sembra essere fatto dal basso e non dalla parte superiore del piatto come normalmente viene lavorata la serie “A”. La stessa densità della martellatura è superiore alla solita effettuata nella vecchia linea, cosa che, insieme alla tornitura più fine, al badging più sottile e al peso scritto a mano su ogni piatto, conferisce a questi piatti un look molto vintage.
La sensazione che si prova nel suonarli è molto diversa rispetto a molti piatti oggi in commercio. Ai piatti solitamente pensati per mani pesanti. Con questi Avedis la bacchetta sembra affondare grazie proprio alla loro leggerezza e morbidezza. Certo se si cercano sound adatti alle esigenze Progressive o Heavy Rock allora questa linea non è il massimo. Anzi io la eviterei. Ma per il resto risulta molto versatile.
Il volume, come ho già detto sopra, non è forte ed è sicuramente inferiore rispetto alla serie “A” tradizionale e, ripeto, questo permette un maggior controllo. Un aspetto che, invece, non ho espresso in precedenza è il risultato globale del suono che si sposa molto bene con il sound di tutto il kit soprattutto se non microfonato. Con questi piatti il rischio di eccedere in volume, rispetto al sound generale del drumkit, non esiste, rendendoli rilassanti e perfetti sia in studio sia nelle esibizioni live (pub, jazz clubs, ecc.) dove, non avendo un set microfonato, si deve suonare a volumi bassi.
Ride 20” – 21” – 22”
Come primo test mi sono orientato subito verso i Ride. Questo per due motivi: primo, il Ride è, a mio avviso, l’anima di un cymbal set, colui che accompagna il batterista nell’arco del brano e, spesso, della sua carriera (chi di voi non ha il suo Ride preferito che porta sempre con se?). Secondo motivo, il Ride spesso racchiude tutto il know-how, il sound e la politica di produzione cercata dal produttore per una intera linea di piatti.
Per questa serie Avedis abbiamo a disposizione 3 Ride, un 20” un 21” ed un 22”. Il peso di questi piatti è, in linea generale, minore rispetto alla precedente linea. Una scelta progettuale, questa, proprio per riportare quelle sonorità Vintage cercate. Il 20” che abbiamo in prova ha un peso 1940 grammi, il 21” di 2228 grammi ed il 22” di 2600 grammi.
Rispetto alla precedente linea “A” della Zildjian, questi nuovi Ride Avedis offrono un sound più scuro ed un timbro più basso ma, inaspettatamente direi, la campana rilascia un timbro più alto rispetto quella dei predecessori. Il suo volume è davvero impressionante rispetto al piatto in generale, anche se più “dura” da suonare. Inoltre, questa eccessiva differenza di timbro tra campana e corpo del piatto, conferisce una separazione tonale davvero particolare e, a mio avviso, bella.
La crashabilità del piatto è buona (soprattutto sul 20”) con una durata della coda discreta, ma la cosa che mi ha maggiormente (e piacevolmente) sorpreso è la possibilità di crashare, anche con forza, il Ride e tornare a swingare senza perdere ping e definizione di ogni singolo colpo. Una caratteristica che, credo, ogni Ride aspira ad avere. A mio avviso il 20” è quello che si presta meglio sotto questo punto di vista.
In linea generale, le caratteristiche dei tre Ride sono le stesse in termini di colore del suono (scuri tutti) e del timbro, tutte e tre le misure sono decisamente “musicali”, non eccedono troppo in risonanze e non spiccano con timbri fastidiosi. Tra tutti i piatti della serie provata i Ride sono quelli che preferisco con una nota di merito ed una preferenza personale verso il 20”.
Hi-Hat 14” – 15” – 16”
Dopo i Ride passiamo agli Hi-Hat. Il piatto superiore, in tutte e tre le coppie, è più leggero rispetto al piatto inferiore conferendo alla coppia un chick decisamente più presente. Nello specifico gli Hi-Hat a nostra disposizione hanno i seguenti pesi: il 14” ha una coppia da 960 grammi per il Top e 1120 grammi per il bottom, il 15” da 1152 grammi per il Top e 1468 grammi per il bottom ed il 16” da 1250 grammi per il Top e 1772 grammi per il bottom. Il timbro è generalmente molto caldo anche se, vista la differenza di peso, il piatto inferiore possiede un timbro un po’ più alto rispetto al piatto superiore ma in linea generale questi Hi-Hats hanno un timbro più scuro rispetto alla media a partire già dal 14”.
La loro capacità di ben amalgamarsi con il sound del drum set è davvero piacevole e, anche se picchiati con forza, non vanno a coprire le frequenze del resto della batteria. Il chick è presente ma non eccessivo e, come per il resto dei piatti, per un utilizzo dove non servono alti volumi, questi Hi Hats sono la soluzione migliore. Li abbiamo sentiti in molti stili e in molti dischi da Papa Jo Jones a James Brown, da Gene Krupa a Max Roach, da Buddy Rich a Charlie Watts ed oggi possiamo ottenere lo stesso sound e look dei nostri amati maestri.
Crash 18” – 19”
I Crash a mia disposizione per questo test sono due: un 18” da 1320 grammi di peso ed un gran bel 19” da 1588 grammi. Sarà per le misure (non ho a disposizione misure più piccole) ma il loro sound è risultato immediatamente ampio e presente, quasi a non risentire della leggerezza in termini di peso. Anzi, questa caratteristica permette ad entrambi (e nonostante la dimensione) di “crashare” immediatamente mantenendo, però, una risonanza discreta senza avere un decay eccessivamente rapido, tipico dei piatti più leggeri. L’equilibrio perfetto tra toni alti e bassi conferisce a questi crash (una caratteristica che si ripete in tutta la linea in verità) quel sound che li contraddistingue dalla massa. E, dulcis in fundo, mantengono anche un bel ping per un utilizzo stile Ride.
Conclusioni:
Questi piatti sono fantastici, indefinibili (infatti la stessa Zildjian li contraddistingue solo con peso e misura) al punto da avere a disposizione una ampia gamma di crash/ride da poter utilizzare a piacimento in ogni situazione musicale. E anche se non siete impegnati in un genere propriamente Jazz che possa necessitare di un particolare sound Vintage provate ad immaginarli come integrazione ad un set già esistente. Alcuni di questi piatti (18”, 19”, 20” e 21” sono i più indicati) sono in grado di regalare un tocco ed un colore al vostro sound davvero di qualità.