Alex Britti
Un  artista al servizio della musica

La carriera di Alex Britti inizia nel 1992 quando uscì il suo primo album per la Fonit Cetra, intitolato semplicemente “Alex Britti”. Ma l’artista non lo considera un vero e proprio album poiché si tratta solo di una serie di registrazioni destinate a rimanere sconosciute e che, per sbaglio, sono state messe in vendita nei negozi. Il successo è arrivato nell’estate del 1998, quando il suo singolo Solo una volta (o tutta la vita) è balzato al primo posto delle classifiche italiane. Il resto è storia nota.

Marco Mammoliti – Spesso è il cantautore a chiedere ai propri musicisti un groove, un riff, ecc. Essendo tu un polistrumentista sei in grado di tradurre in musica le tue idee con qualsiasi strumento. Credi che questo possa aiutare nella stesura dei pezzi oppure può rivelarsi controproducente limitando l’apporto artistico di ogni singolo musicista?
Alex Britti – Questo è il mio modo di lavorare non so se è un vantaggio o uno svantaggio però è il mio modo di lavorare. Le cose che escono hanno un carattere una personalità, non so sé questo sia meglio o peggio. Non decido la linea da seguire a priori, studiata a tavolino, sono istintivo. A volte questo modo di lavorare, questa mia personalità può bloccare i musicisti a volte no. Dipende dalla personalità del musicista con cui lavori.

MM – In una intervista hai dichiarato di sentirti ”…50% chitarrista, 50% bluesman e 50% cantautore”… anche se siamo già oltre il 100% ti conosciamo per essere anche un bel batterista. Che importanza ha questo strumento nella stesura dei tuoi pezzi?
AB – Penso che la batteria sia comunque uno strumento implicito nella chitarra. Ovviamente nel senso per come vivo io la chitarra. Credo che esistano due tipi di chitarristi: chi vede le note e chi altre cose. Per come vedo io la musica e concepisco lo strumento per me la chitarra la si può considerare uno strumento a percussione che ha, in più, le note. Non è una tastiera oppure un pianoforte a corde pizzicato, è un djèmbe con le note.

MM – Effettivamente lo abbiamo notato durante il concerto.
AB
– Infatti, come suono io e come vedo, concepisco ed esprimo la mia musica la batteria mi è abbastanza immediata. Intesi, non sono un bravo batterista, non sono capace… (risa)

MM – Considerata l’attuale crisi e visto l’annoso problema finanziario legato al mondo della produzione musicale con l’avvento di internet, cosa pensi della possibilità e dell’uso comune di scaricare brani musicali dal web?
AB – Credo sia ormai un problema culturale. Anche io a volte lo faccio, è comodo ed è come un negozio virtuale o meglio una biblioteca virtuale. Dico che è un problema culturale perché, purtroppo, la gente non sente qual è la differenza tra un MP3 ed un Aiff. L’MP3 può essere scadente, dipende anche da come è stato convertito perché spesso in rete trovi della roba che suona veramente male. Però ormai la gente neanche se ne accorge. Anche io scarico diverse cose da internet in modo da valutare se mi piacciono. Se così fosse vado a comprare il disco. Se la gente non compra il disco fa un bel danno al settore discografico. Sai qual è il problema? Non è tanto il fatto di guadagnare come artista. Il problema è che se la casa discografica non guadagna dal disco prodotto non avrà il budget per pagare l’artista e per fargli fare un nuovo disco. Perché fare un disco costa molto ed anche se l’artista decidesse di guadagnare meno soldi si deve, però, andare comunque in uno studio di registrazione che costa tra i 1200 ed i 1300 euro al giorno. Mettiamoci poi il costo del fonico, il personale e tutto l’indotto… e allora la discografia e tutto il volume di affari della discografia si è ridotto del 60 70% negli ultimi 10 anni però un microfono per registrare la voce costa sempre 6000 euro! Cosa succede allora? Che se non si vendono più dischi non c’è più mercato! Una volta si producevano 100 dischi l’anno. Oggi si registrano dischi in casa con stumenti scadenti. Non sono un’economista, per questo dico scaricare sì, però comprare pure.

MM – Se non avessi fatto il cantautore cosa avresti fatto nella vita?
AB – Boh! Forse atletica o lo chef. Mi piace lo sport e la gastronomia. Anche se uno sportivo dovrebbe avere meno interesse nel cibo a me piace mangiare tanto e abbondante. Cose anche poco sane, (risate) e mi piace bere se il vino è buono. Vedi questa mattina sono andato a correre e poi dopo il concerto mi vado a fare una bistecca enorme.