Antonio Donadeo
…a tutto metal!
Antonio Donadeo, batterista italiano forse non molto noto alle vostre orecchie, ma di sicuro futuro viste le sue eccellenti collaborazioni in ambito Metal. Tutti coloro che hanno acquistato il dvd “Evil Death Live” dei Vital Remains, uscito per la prestigiosa etichetta Century Media, hanno avuto modo di ascoltare uno dei migliori drummer della scena estrema italiana e sanno di cosa stiamo parlando!
Emiliano Cantiano – Quando hai iniziato a suonare la batteria e con chi hai iniziato il tuo percorso di studio?
Antonio Donadeo – Innanzitutto ti vorrei ringraziare, Emiliano, per l’intervista. Ho iniziato a suonare a nove anni, con amici che mi prestavano la batteria. Il mio primo acquisto è stato a tredici anni, da lì ho iniziato il mio cammino, servendomi di alcuni libri didattici per la lettura e associando molte ore d’ascolto. Essendo stato un autodidatta non ho avuto un vero e proprio percorso di studio.
Emiliano Cantiano – Quali sono stati e quali sono attualmente i batteristi che influenzano di più il tuo stile?
Antonio Donadeo – Ero piccolo quando per la prima volta vidi suonare dal vivo Michi Dei Rossi de Le Orme. Rimasi scioccato dal suo stile inconfondibile. Fu lui a farmi appassionare alla batteria. Ritengo che abbia fatto molto per il Rock/Progressive italiano dagli anni ’70 fino ad oggi. Tutt’ora rimane uno dei miei preferiti.
Molti altri hanno avuto per me importanza, ascoltando sempre diversi generi. Per cui ne elenco alcuni, anche molto diversi tra loro: Ian Paice, Jeff Porcaro, Stewart Copeland, Neil Peart, Dave Weckl, Chad Smith, Vinnie Paul, Danny Carrey, Dave Lombardo, Lee Harrison, Nicholas Barker, Steve Asheim, Dave Culross, Derek Roddy, e molti altri..
Emiliano Cantiano – Qual è il tuo attuale percorso di studio?
Antonio Donadeo – Da qualche mese ho ripreso a studiare con un bravissimo Maestro, Antonio Marra, con cui abbiamo innanzitutto rivisto i rudimenti Fusion, Rock, Funky, Latin, di cui non ero pienamente a conoscenza. Lui è un grande musicista, dalle qualità umane eccezionali. Per chi desidera conoscerlo meglio, questo è il suo sito: www.antoniomarra.it .
Attualmente, una mia giornata-studio prevede:
1 – esercizi di coordinazione, tecnica ed analisi degli stili;
2 – lettura/interpretazione solfeggio ritmico con le varie diteggiature, velocità e dinamiche.
E come sempre, gli esercizi “preparatori” al metal estremo..single/double stroke con mani e piedi, in terzine, sedicesimi e trentaduesimi.
Non mi è sempre possibile fare questo ogni giorno, ma cerco sempre di studiare e tenermi in allenamento quando posso.
Emiliano Cantiano – Parlaci della tua esperienza con i Vital Remains. Che effetto fà andare in tour con una band così affermata nel circuito estremo e poi trovarsi sul loro dvd ufficiale realizzato ad un festival del calibro del “MetalMania?”
Antonio Donadeo – E pensare che non ho neanche una copia di quel dvd. Devo ammettere che è strano trovarsi in tour per mesi con una band così conosciuta ovunque. Sono felice di aver fatto questa esperienza, mi è servita molto, nel bene e nel male. Non so descriverti cosa abbia provato a suonare al Metal Mania, troppe emozioni tutte insieme. Era la prima volta in cui mi trovavo su un palco così grande, suonando per una vera death metal band, con moltissime persone davanti e un’atmosfera surreale, causata forse anche da quell’oscuro palazzetto. Di sicuro, quello del dvd non è stato il mio show migliore, ma guardando il risultato e confrontandolo con ciò che abbiamo vissuto realmente quel giorno, poteva andare molto peggio.
Emiliano Cantiano – Nel suonare all’estero quali sono le differenze che hai notato tra la scena metal italiana e quella estera? Ci sono notevoli differenze?
Antonio Donadeo – Dire che ci sono notevoli differenze è riduttivo. C’è un abisso tra noi e l’estero in questo settore. L’organizzazione di piccoli e grandi concerti metal in Italia vede scarsa serietà nella maggioranza dei casi, dal lato tecnico e dal lato umano. Abbiamo poca cultura del suono, perciò quasi sempre è difficile sentire bene ciò che si sta suonando e non mi meraviglio affatto quando il pubblico non riesce a sentire la cassa, il rullante, la chitarra, ecc.. Suonare in Italia per me significa promuovere la musica delle mie bands, adattandosi a tutto e prendendola come una passeggiata con gli amici, visto che altro non può essere. Preferisco di gran lunga l’estero, dove i fonici e gli organizzatori ascoltano le tue esigenze e dove tutto funziona professionalmente.
Emiliano Cantiano – Qual’è il tuo warm-up prima di una esibizione live?
Antonio Donadeo – Di solito inizio il warm-up 30 minuti prima del concerto, con due pad per cassa e uno per rullante effettuando colpi singoli alternati con mani e piedi, in ottavi, sedicesimi e trentaduesimi aumentando gradualmente la velocità.
Emiliano Cantiano – Come ti prepari al lavoro in studio?
Antonio Donadeo – Ho un pessimo rapporto con lo studio di registrazione, dovuto prevalentemente da una scarsa disponibilità economica. Premetto che si prova molto poco con i miei gruppi, causa distanza e altri fattori privati. Di solito provo da solo le parti da registrare, in modo da avere le idee chiare. Però una volta in studio è una vera lotta contro il tempo. Tutti i lavori da me registrati sono stati fatti con la massima fretta e con la regola del “buona la prima”, poiché non mi posso permettere più di un paio d’ore di registrazione. Perciò ammetto che spesso ci sono delle piccole imperfezioni, che vengono lasciate tali perché non c’è tempo per ritoccare nulla. Prendo il cd dei Necrotorture “Blood Feast” come esempio maggiore: la sua durata complessiva è di circa 18 minuti. In realtà lo registrai tre anni fa in 20 minuti, con pochi microfoni, dei piatti super-economici e senza neanche provare i brani con il resto del gruppo. E così anche per i lavori delle mie altre bands. Non ho tempo da perdere in fase di registrazione, perciò si fa quel che si può, con pochi mezzi. Posso solo immaginare quanto sarebbe diverso se registrassimo serenamente.
Emiliano Cantiano – Che tipo di accordatura scegli per le tue pelli?
Antonio Donadeo – Uso una tensione medio-bassa per i tom. Mi piace accordare il rullante alto, quando suono musica estrema, e le grancasse con una tensione medio-alta.
Emiliano Cantiano – La scelta della disposizione dei fusti del tuo drumkit?
Antonio Donadeo – Di solito uso 2 casse da 22, tom da 10,12,13, timpano da 16 e rullante 14×5. Ma mi piace cambiare spesso la disposizione del set.
Emiliano Cantiano – Come regoli le molle dei tuoi pedali?
Antonio Donadeo – In ambito metal, suono con la massima tensione. Ma per fare altre cose preferisco una tensione normale.
Emiliano Cantiano – Ogni quanto cambi le pelli durante un tour?
Antonio Donadeo – Questo dipende molto dal tour e dal gruppo con cui mi trovo a suonare. L’anno scorso, in un tour con i Vital Remains ho cambiato le pelli delle casse solo dopo averne rotta una e dopo aver fatto “colletta” con gli altri. Anche per i tom, sono riuscito a cambiarle dopo una ventina di concerti. E’ già stata una grande fortuna disporre di ottime batterie, con i pezzi e le misure che più desideravo. Qui in Italia, ormai da tempo, oltre a pedali, piatti , rullante, porto con me una grancassa, in modo da adattarmi a quello che c’è, usando sempre e comunque la doppia cassa. Non fa niente se poi mi ritrovo a suonare con batterie “multi-colore”, basta accordare le due pelli con la stessa tensione.
Oltre a questo, porto anche 2 microfoni (un panoramico e uno per il rullante) e i trigger per le casse, perché come accennavo prima, in molti locali italiani, amplificare la batteria è un optional di cui molti fonici non sono preparati. In passato ho usato anche i trigger per i tom alcune volte, solo per avere tutta la batteria ben amplificata a scapito della dinamica. Perciò è una cosa che non faccio più da tempo. Detto questo, non ho mai fatto tour lunghi in Italia, ma solo date sparse qua e là. Perciò non mi è mai capitato di dover cambiare pelli in queste situazioni, era solo per sottolineare quanto detto prima e quanto è importante adattarsi a tutto.
Emiliano Cantiano – Quali credi siano i punti di forza del tuo drumming?
Antonio Donadeo – E’ difficile rispondere a questa domanda. Ma sicuramente direi resistenza e buon volume nelle dinamiche. Cerco sempre di migliorare e di non fare errori.
Emiliano Cantiano – Quali sono, invece, le qualità che un buon batterista metal debba avere?
Antonio Donadeo – Come prima cosa direi tanta pazienza e costanza, ma questo vale in tutte le cose. In ambito metal bisogna innanzitutto acquisire potenza, una cosa difficile da mantenere a velocità elevate. Perciò anche resistenza, precisione e inventiva. E’ importante quindi dedicare molto tempo all’allenamento.
Emiliano Cantiano – Il pattern preferito che hai registrato e che esegui più volte dal vivo?
Antonio Donadeo – Ho un vero e proprio debole per il blast-beat, in tutte le sue varianti, molto spesso lo si può sentire dai miei lavori. Ci sono molti pattern che adoro fare, ma non li ho mai registrati o suonati dal vivo perché con il metal estremo non c’entrano nulla e sono idee che tengo da parte per altre cose.
Ho la fortuna di suonare con gruppi molto diversi tra loro, seppur tutti estremi. E per ognuno di loro ci sono pattern, accenti, rulli studiati per l’occasione.
Emiliano Cantiano – Infatti ho notato che sei spesso in tour anche con altre bands parlaci di loro.
Antonio Donadeo – Qui potrei scrivere un libro per ognuna di esse. Per ciò che riguarda Traitor, Necrotorture, Stillness Blade ed Exhumer, siamo ottimi amici innanzitutto e per alcuni di loro anche da molti anni. Sono persone che mi supportano nel vero senso della parola, ed è un piacere per me poter suonare con loro.
Diventa sempre più difficile però dedicarsi a più gruppi contemporaneamente, non solo da parte mia. Anche per delle semplici prove bisogna affrontare viaggi assurdi e fare tutto in fretta, perché molte volte ci si rivede dopo molti mesi.
Che dire. Si fa il possibile per andare avanti, per comporre, per suonare dal vivo e tutto il resto. Ogni volta che ci vediamo è una festa, anche perché a volte ci rivediamo direttamente su un palco a suonare dopo mesi di pausa.
Sono molto contento del fatto che ogni band riceva ottime recensioni e attenzioni dalle riviste specializzate, che i concerti vanno bene nelle maggior parte dei casi e che il pubblico apprezza la nostra musica. Tutto ciò è gratificante, perché dietro ogni concerto ci sono dei sacrifici enormi e pochissimi soldi che rimborsino le varie spese. Un problema che tutti i gruppi italiani credo conoscano. Voi di Planet Drum siete un altro bellissimo esempio di come gli organi di informazione si interessino al nostro lavoro e vi ringrazio per questo.
Tutto il resto è lavoro, esperienze nuove, curriculum che affronto serenamente, ma con le dovute attenzioni.
Emiliano Cantiano – Insegni?
Antonio Donadeo – No. Anche se alcune volte mi è stato chiesto. Ora come ora non ne avrei il tempo.
Emiliano Cantiano – Quale strumentazione utilizzi?
Antonio Donadeo – Ho una batteria Mapex serie Mars, dal 2000. Rullante Dixon 14×5, pelli Remo ed Evans, piatti super-economici della Zildjian, Sabian, Ufip, Paiste, Krest, Wuhuan. Pedali Axis Longboards con i trigger e-kit, modulo Alesis D4, bacchette 5AN Vic Firth, Vater, Rimshot e qualsiasi altro marchio purchè siano comode.
Ho ricevuto alcune proposte di endorsement, da marchi conosciuti e non che ringrazio tantissimo. Ma per ora non posso permettermi nulla, perciò continuo con quello che ho. Non spendo molto per piatti, pelli e tutto il resto. Quando posso sfrutto le offerte di ebay o di altri siti, dove con pochi soldi puoi comprare molti piatti, anche se di qualità minore.
Emiliano Cantiano – Quali sono i tuoi dischi preferiti, quelli che ti hanno fatto innamorare della batteria?
Antonio Donadeo – Ne elenco solo alcuni perché sono davvero tantissimi: Le Orme “Felona e Sorona”, “Contrappunti” e la maggior parte della loro discografia; Deep Purple “Perfect Strangers”, Police “Reggatta De Blanc”, Rush “Hemispheres”, “Moving pictures” , Toto “Past to Present”, Red hot chili peppers “One hot Minute”, Pantera “Vulgar Display of Power”, Tool “Lateralus”, Slayer “Reign in Blood”, Monstrosity “Millennium”, Malevolent Creation ,tutti da “Eternal” fino ad oggi.
Questi per ciò che riguarda la batteria, ma ascolto molti altri artisti, molti dei quali la usano poco o niente. Ascolto veramente di tutto, credo che almeno negli ascolti non bisogna avere limiti.
Emiliano Cantiano – Un consiglio da dare ai batteristi che studiano e che vogliono intraprendere il lavoro di metal drummer?
Antonio Donadeo – Trattandosi di metal, chiamarlo lavoro è una parola grossa. Sarebbe un lavoro nel caso in cui si andasse in tour tutto l’anno, perciò arrangiatevi come potete con qualche lavoretto quando non siete in tour. Occorre una pazienza fuori dal comune, per quanto mi riguarda. Perciò prendetela con molta passione e serenità, perché i problemi sono tanti. Ma non sto qui ad elencarli, anche perché sono esperienze personali e magari potreste non trovare un riscontro. Cercate di ascoltare solo ciò che vi dice il cuore, perché all’improvviso potreste dover prendere decisioni impensabili e che nessun altro potrebbe capire. Accettate le critiche di ogni tipo, anche le offese, possibilmente in silenzio. Non siamo affatto in un ambiente “rose e fiori”, anzi. Per il resto allenatevi molto, studiate, suonate anche quello che magari non vi piace, perché anche quello aiuta. Ponetevi degli obiettivi e cercate di raggiungerli. Solo con molta pazienza e dedizione ce la farete.