Dario Esposito
Una vita dietro ai tamburi al servizio dei suoi allievi
Dario Esposito, batterista italiano influenzato da diversi stili musicali che vanno dal progressive rock al jazz, alla musica elettronica, nei suoi 23 anni di esperienza nella didattica, dal vivo ed in studio, ha sempre continuato la ricerca sullo strumento per avere un suono sempre attuale, originale ed innovativo e per la creazione di nuove idee ritmiche. Da sempre la sua versatilità, la padronanza dei tempi dispari e delle dinamiche oltre che di diversi linguaggi musicali ed interpretazione delle partiture, hanno fatto sì che fosse chiamato a suonare in contesti molto diversi tra loro o dove è richiesta grande flessibilità e senso di improvvisazione e sperimentazione.
Marco Mammoliti – Ciao Dario, apprendiamo con orgoglio del successo avuto con l’ultimo tour di Balletto Di Bronzo, la leggendaria band del rock progressive italiano anni ’70. Puoi dirci come è iniziata la tua avventura insieme al leader Gianni Leone?
Dario Esposito – Grazie Marco, è sempre un piacere ritrovarti e scambiare quattro chiacchiere con te. L’avventura in Messico è stata di incredibile soddisfazione, sia per com’è stato organizzato il tutto, sia per come sono andati i concerti.
La mia avventura con il Balletto è iniziata nel 2003. Risposi ad un annuncio che diceva “Gruppo storico del rock progressivo italiano cerca batterista”… io a quell’epoca ero già parecchio appassionato del progressive rock, tanto da aver imparato brani dei vecchi Genesis e non solo nota per nota e… telefonai. Parlai con Gianni Leone che stava facendo diversi incontri per selezionare i musicisti per la nuova band. Ricordo che per la mia audizione venne nel mio studio e mi chiese di suonare dei grooves in 7/8 ed in 5/4 ed iniziò tutto da lì, gli piacquero e da lì a poco mi ritrovai su grossi palchi.
M.M. – Il Mexican Tour è terminato a maggio ma un’altra data è già programmata per il 9 luglio a La Spezia. Però tu a luglio ed agosto hai altri due appuntamenti importantissimi. Per ricordarlo ai lettori di Planet Drum parliamo del tuo Campus Estivo. Un campus nato 5 anni fa e che consiste in una Master Class di quattro giorni tenuta in una delle più belle cornici d’Italia (Arcevia in provincia di Ancona ndr) completamente dedicata all’approfondimento della batteria, con lezioni di tecnica e coordinazione stilistica, laboratori e, come dici tu nel tuo profilo Facebook, buon cibo, natura e paesaggi d’incanto. Aggiungo che ce ne saranno due, uno dal 23 al 26 luglio ed uno dall’8 all’11 agosto, ma forse ho detto troppo. Puoi illustrare ai lettori di Planet Drum nel dettaglio di cosa si tratta?
D.E. – Eh si, pensandoci bene sarebbe quest’anno la 5a edizione di questa mia Master Class. Questi anni sono volati e devo dire che ogni anno c’è sempre più richiesta per questo mio appuntamento. Come dicevi tu il periodo fine luglio, 23-26 appunto, e primi di agosto, 8-11, soono due periodi tecnicamente comodi per rilassarsi con della buona musica ed una location incantevole.
Il Campus viaggia su una formula ormai ben collaudata, basata sulla mia metodologia didattica e sullo svolgimento di approfondimenti tecnici mirati al miglioramento individuale dei singoli partecipanti, per poi svolgere nel pomeriggio dei veri e propri laboratori musicali basati sull’ascolto ed analisi di brani o basi di stili molto differenti, analizzandone l’approccio sullo strumento. Tutti sono chiamati a suonare ed il confronto che si crea è sempre molto stimolante. Non a caso poi ho voluto chiamare questo campus “Dal Jazz al Progressive Rock”, sia perché ho sempre amato questi generi dove alla batteria ci si può esprimere notevolmente e nei quali ho la fortuna di essere coinvolto, sia per richiamare all’importanza di essere sempre e comunque eclettici e versatili, a contatto con le diverse forme di linguaggio, con una creatività ed un’espressività che rimane sempre al servizio della musica.
La cosa che più mi colpisce ogni anno è vedere l’enorme salto in avanti che fanno i ragazzi nei 4 giorni di Campus, inclusi quelli che già studiano con me tutto l’anno. Per loro è un’esperienza ed occasione di confronto unica, dalla quale assimilano una quantità di informazioni notevoli, si va via sempre pieni di stimoli e di argomenti da sviluppare individualmente per non parlare delle molte cose che vengono sviluppate ed apprese insieme durante la Master.
Il programma è completo ed eterogeneo e lo potrete visionare sul mio sito(www.darioesposito.com). Lo gestisco con approcci mirati per ogni singolo partecipante a seconda del livello e dell’età e delle esigenze o carenze individuali. Questo è possibile proprio per il fatto che è un campus dedicato a non più di 8 partecipanti per tranches di studio, proprio per garantire la massima attenzione ad ogni studente e alla qualità didattica.
Il contesto poi fa tutto il resto. Arcevia è un meraviglioso paese antico con una storia incredibile e circondato da castelli da visitare in mezzo alle meravigliose colline marchigiane. Paesaggi incantevoli, il fresco dell’altitudine e la vicinanza ad altri posti di interesse turistico e culturale raggiungibili in pochissimo tempo contribuiscono a mio avviso ad una vacanza studio ideale, dove si stacca veramente e dove ci si può immergere in 4 giorni di musica lasciando tutto il resto a casa.
Approfitto per ringraziare l’amministrazione, giovane e piena di entusiasmo, nelle figure del Sindaco Andrea Bomprezzi e degli assessori Fiorenzo Quajani e Laura Coppa. Oltre a essere ormai degli amici, sono persone amanti dell’arte in generale e che apprezzano la mia musica ed il mio lavoro, mettendomi a disposizione una bellissima aula appositamente insonorizzata e davvero accogliente situata in una location suggestiva e ricca di storia. E grazie anche all’ottimo bassista arceviese Enrico Contardi che ci supporta nei laboratori pomeridiani.
M.M. – Tu sei molto attivo nell’ambito didattico. Insegni in diverse prestigiose scuole romane e anche presso il tuo studio. Puoi spiegarci sinteticamente il tuo metodo di insegnamento?
D.E. – Ho iniziato prestissimo ad insegnare ed ormai sono praticamente 20 anni che sono nella didattica. L’aver collaborato con molte scuole mi ha messo inoltre di fronte a molteplici approcci didattici, e a questo si aggiunge il mio essere una persona curiosa e con il costante desiderio di apprendere cose nuove. Potrei dire che il mio metodo si basa innanzitutto sull’amore per il mio strumento e per la sincera voglia di condividere le mie conoscenze. Poi si basa sulle competenze e sulla miscellanea di metodologie più classiche e tradizionali, mischiate a metodologie alternative come l’alfabetizzazione ritmica Gordon e l’utilizzo dei metodo più moderni come quelli della Hudson Music con l’ausilio supporti video ed audio, più i 3 metodi “Keep Grooving” Basic, Intermediate ed Advanced da me scritti. E’ per me importante mantenere alta la mia ispirazione musicale e tenermi sempre aggiornato su nuovi approcci musicali e didattici. Oggi propongo moltissimi esercizi inventati da me per sviluppare la creatività nel fraseggio, per sviluppare un miglior senso del timing, per aumentare la propria indipendenza e per avere un giusto approccio mentale allo studio ed alla musica suonata.
Infine per un sano rapporto didattico, la relazione (tra due persone sane) è tutto, se non si è in grado di entrare nelle esigenze dello studente e di stabilire una giusta relazione allievo – insegnante, è quasi inutile avere tutte le altre competenze.
M.M. – Un altro importante progetto su cui lavori è la collaborazione con Federica Baioni, cantautrice ma anche compagna di vita. Un progetto che nasce nel 2006 e che ti vede produttore artistico e arrangiatore del primo album “La Vetrina delle Vanità” 2011. State lavorando su nuovi progetti?
D.E. – Quello di Federica è un progetto a mio avviso raffinato ed elegante, che nasce dal jazz e che si evolve in brani originali dove si miscelano canzone d’autore, latin jazz, folk e non solo. Batteristicamente l’approccio è puramente jazzistico e per me è sempre una boccata d’aria fresca visto che questa è la mia seconda anima. Proprio per questo sono contento che abbiamo ripreso a suonare con una rinnovata band, dopo due anni di stop dato dall’essere diventati felicemente genitori, ma uno stop dato anche dalla triste ed improvvisa scomparsa del nostro pianista ed amico Giuliano Valori. Di brani nuovi scritti insieme ce ne sono diversi e sicuramente dopo l’estate inizierò a mettere mano agli arrangiamenti ed alla produzione artistica del suo nuovo album.
In questi due anni ho approfittato per dedicarmi ad altri progetti, il Balletto di Bronzo che richiede una certa responsabilità e costante allenamento. Alla chiusura del’album in uscita dei Deelay, il trio sperimentale di brani originali, strumentali che ho composto insieme ad ottimi musicisti come Federico Procopio e Roberto Lo Monaco e che dovrebbe uscire se tutto va bene dopo l’estate.
C’è inoltre il progetto rock Effemme di Filippo Marcheggiani e le registrazioni e produzione artistica del progetto di un bravissimo artista israeliano, Asi Meskin, che sto seguendo dall’Italia.
M.M. – So che registri le batterie per artisti e gruppi vari direttamente dal tuo studio, puoi spiegare ai nostri lettori come si sviluppa una giornata in studio di registrazione?
D.E. – La maggior parte delle registrazioni di batteria che sto facendo negli ultimi anni avviene effettivamente nell’ambiente del mio studio. Dietro c’è un lavoro di progettazione accurato, poiché sin dall’inizio l’obbiettivo era creare una stanza dalla risposta ottimale per le registrare. Ho studiato su manuali di acustica, ottenendo uno spazio dalle giuste proporzioni tra profondità, larghezze ed altezza, e che la stanza non fosse né troppo asciutta, né troppo riverberata. Perciò il primo step è avere il giusto ambiente. Citando un articolo che mi colpì molto su una rivista di fonia, per registrare un’ottima take di batteria il 95% lo fanno la batteria, il batterista e la stanza. Ovviamente ho investito molto nei microfoni e nel resto dell’attrezzatura e continuo a farlo.
Pur avendo diverse batterie in questo periodo specifico ne ho una montata, sempre microfonata e ben accordata per il progetto di Asi e per le prove con il Balletto di questo periodo.
Per ogni brano che devo registrare dopo un primo ascolto cerco di impostare il progetto su Logic affinché sia tutto in sinc e che anche a livello di ascolti possa registrarci agevolmente.
Poi penso a modificare il set con piccoli accorgimenti che possano fare la differenza, dall’accordatura, alla scelta dei piatti e del rullante giusto, all’aggiunta di dispositivi come cembali appoggiati sull’hi hat o pelli tagliate poggiate sul rullante per scurirlo, o triggers elettronici, o piatti più o meno sovrapposti, tutto ciò che sia adatto al raggiungimento del sound che ho in mente per quella traccia. Poi suono sul brano per memorizzarne la struttura e trovare delle soluzioni musicalmente adatte, fino a che non mi sento pronto per premere il tasto REC.
Ultimamente sto cercando di fare un paio di take, possibilmente senza interruzioni, dipende dal brano ovviamente. Il mio obiettivo è quello di avere una take unica, senza tagli e senza necessità di spostare le note successivamente, che giri già bene così e che pur non avendo ancora compressioni o equalizzazzioni, abbia un bel suono pieno già di suo. Tutto ciò che avverrà dopo nel missaggio sarà dunque un valore aggiunto.
M.M. – Vuoi parlarci del tuo set e dei tuoi strumenti di lavoro? Tu hai la fortuna di collaborare con dei marchi di altissimo prestigio e qualità, ma quanto è importante per il tuo lavoro il supporto della ditta Aramini, uno dei più importanti distributori oltre che affabile famiglia?
D.E. – Sono letteralmente un maniaco del suono e mi piace tantissimo avere strumenti che mi ispirino e che allo stesso tempo rispecchino esattamente ciò che ho in mente.
Dopo aver avuto altre collaborazioni con diversi marchi e distributori ho avuto l’occasione di intraprendere un primo rapporto di sponsorizzazione con la famiglia Aramini, che mi ha dato la possibilità di utilizzare bacchette Vic Firth e batterie Ludwig, e da subito oltre al prestigio di poter avere questi strumenti mi ha colpito tantissimo la serietà e l’estrema professionalità di quest’azienda di distribuzione, tanto che dopo alcuni anni ho deciso di affidarmi a loro anche per le pelli Remo e per i piatti Paiste per i quali feci una richiesta ufficiale direttamente all’azienda madre in Svizzera. Adesso posso dire di avere la possibilità non solo di suonare con quelli che sono i miei marchi preferiti in assoluto, ma anche di sentirmi supportato in modo serio e costante e questo è davvero impagabile.
Attualmente come piatti uso Paiste Formula 602 Modern Essentials (Crash 20” e 18″), Dark Energy (Hi-Hat 14″), Masters (Dark Crisp Ride 22″), Giant Beat (Hi- Hat 15″), Pstx (Medium Crash 18”), Alpha (Swiss crash light) ed i nuovissimi e appena arrivati 2002 Black Big Beat (19” e 24″), davvero favolosi. Mi piacciono i piatti grossi dai suoni scuri, ed amo anche moltissimo i suoni sperimentali Pstx.
Ho tre batterie acustiche, una Ludwig Epic con 3 tom e 2 timpani, di acero misto a betulla, 8”, 10”, 12, 14,”, 16”, 22”, dal suono potente e con molto attacco, che uso prevalentemente per il Balletto di Bronzo e per le registrazioni, equipaggiata con pelli battenti Remo CS trasparenti e ambassador risonanti, sulla cassa Powerstroke 3 e Fiberskine Ambassador. Ho anche una stupenda Ludwig Big Beat degli anni ’70 finitura Black Oyster, 12”, 13”, 16, 22”, dal suono più morbido e caratteristico di quegli anni, che uso per tutto il resto e sempre per le registrazioni, adesso equipaggiata con pelli sabbiate Ambassador X battenti e Diplomat sabbiate come risonanti e Powerstroke 3 sabbiata sulla cassa nella parte battente e Ambassador per la risonante. Per il progetto di Federica Baioni e per il jazz in generale ho una Ludwig Club Date SE Jazzette Silver Sparkle, 12”, 14”, 18” anch’essa suona meravigliosamente ed equipaggiata con pelli Remo Ambassador sabbiate. Rullanti Ludwig Black Beauty 14”x6,5” martellato a mano, Ludwig Supraphonic 14”x5” vintage del 1968, Ludwig Black Magic 13”x7” ed un artigianale in acero 10”x5”.
Da poco inoltre ho un primo rapporto con Roland Italia, della quale oltre ad usare da anni una V-Drum TD-9 per l’home praticing e per le registrazioni di loop elettronici, sto utilizzando dalla scorsa estate l’ottimo nuovissimo sistema di Hybrid Drums, tramite centralina e sampler TM-2 con triggers RT-30K, RT-30HR e 2 pad BT-1 per miscelare i suoni acustici, là dove serve, con i suoni elettronici, ottimo sia per situazioni sperimentali che per quelle commerciali. Ci terrei particolarmente a ringraziare Gianluca Aramini, tutta l’azienda Aramini e Giovanni Sebastianelli; Giovanni Mangione e Matteo Borsani di Roland; Roberto Tiberti e Patrizia de Luca del negozio Musicisti di Rieti per tutto il supporto nella mia strumentazione e verso il mio lavoro.
M.M. – Grazie Dario per la disponibilità e per l’amicizia che ci lega ormai da molti anni.
D.E. – Grazie di tutto a te Marco e grazie a tutto lo staff di Planet Drum! A presto e buona musica