Direttamente da Boston
Come suggerisce il titolo di questo bellissimo portale, dedicato agli amanti degli strumenti a percussione, si tratta proprio di un pianeta in cui, tra le tante cose che ci accomunano, esiste anche il riconoscere il ritmo come elemento di gioia, di danza, di celebrazione e perchè no di baldoria.
Cari Lettori di PlanetDrum,
come suggerisce il titolo di questo bellissimo portale, dedicato agli amanti degli strumenti a percussione, si tratta proprio di un pianeta in cui, tra le tante cose che ci accomunano, esiste anche il riconoscere il ritmo come elemento di gioia, di danza, di celebrazione e perchè no di baldoria.
In questo primo appuntamento della rubrica “Direttamente da Boston” cercherò di raccontarvi le mie impressioni senza alcun ordine particolare né, tantomeno, un agenda specifica. Spazieremo tra aneddoti, recensioni di eventi, trend, pettegolezzi e magari anche qualche concetto qua e là frutto della mia esperienza oltreoceano e magari con riferimenti e paragoni a quello che osservo nel nostro bel paese durante le mie frequenti venute.
Ho pensato di aprire le danze con… la danza, come disse una volta un mio caro amico e collega del Berklee College of Music (Jamey Haddad percussionista di Paul Simon, James Taylor). Eravamo ad uno dei meeting di dipartimento e si parlava della cultura “troppo batteristica” degli ultimi anni, forse alimentata dagli innumerevoli festival di batteria dove ci si esibisce senza una band e si suona per lo più per sfoggiare virtuosismi anzichè per prestare omaggio alla musica e al suo compositore.
Sentire un santone del suo calibro dire che il problema degli ultimi anni è che i batteristi non maturano più in sala da ballo, mi ha fatto davvero pensare.
E’ inutile negare che una della tante magie della percussione (sebbene a mio avviso la più importante) è il sapere trasmettere energia. I primi ad avvertirla siamo noi stessi , cercando di contagiare la band in primis e poi tutti assieme di trasmetterla al pubblico.
Dal Jazz all’Hard Rock via il country, funk, reggae etc., il ritmo è quello che ci fa muovere senza poterci controllare.
Che sia lo schioccare delle dita sul 2 e sul 4 quando il beat gira bene, o l’ondeggiare le chiome nell’hard rock o nei balli di gruppo nel country, il nostro ruolo è quello di far muovere il pubblico grazie al nostro ritmo.
Se pensate che il Jazz, soprattutto nell’era BIG BAND, era musica da ballo (vi invito a guardare questo video del grande LES BROWN http://www.youtube.com/watch?v=I2nX2aDJcug), ve lo immaginate se il batterista ci avesse infilato dentro “diavolerie” tecniche e avesse tralasciato la ripetizione, la semplicità e l’immediatezza dei ritmi che suona?
Se le band che suonano musica dal vivo lavorassero in tutti i posti dove c’è festa, danza e ritrovi, saremmo tutti molto indaffarati a suonare quasi tutte le sere.
Qui negli Usa l’invasione sequencer e basi è pressochè inesistente sebbene i DJ abbiano guadagnato tanto terreno… e guarda caso proprio a suon di “ballo”.
Nei clubs di Boston a fine serata si sentono spesso pronunciare espressioni tipiche tipo:
“ That was some great Beat you had going on”
“ Give me that groove man”
“You got me moving brother..”
E potrei continuare, ma passo a citare il grande Maceo Parker nel celebre “Life on Planet Groove” (masterpiece della musica Funk con il grandissimo Kenwood Dennard alla batteria) che canta e suona “Shake Everything you’ve got” (muovi tutto quello che hai) http://www.youtube.com/watch?v=ABT03MF7T4k
Per qualche motivo, a me ignoto, avverto sempre un certo qualcosa di negativo e di stupefatto nelle reazioni dei batteristi quando si parla di ballo, dimenticandosi che Steve Gadd, Buddy Rich, Louie Bellson, Jack DeJohnette, Roy Haynes e tanti altri hanno in comune la passione e il talento per il ballo.
Eccovi un ultra 80 enne (Roy) in un duetto spettacolare con Jack. http://www.youtube.com/watch?v=U-vc6AUeLi0
E poi non vi sembra che anche i grandi del Rock e di tanti altri stili abbiano tanto “dancing” nel loro suonare? Penso al backbeat di Tommy Aldridge, tanto per citarne uno. Ogni sberla di rullante arriva con un ballo incorporato e tanto di pettinata di capelli, guardare per credere:
http://www.youtube.com/watch?v=yL8MIFv3lQA
Vi lascio con dei pensieri del grande Alan Dawson (primo insegnante e fondatore del dipartimento di percussioni del Berklee College of Music, nonchè insegnante illustre di Tony Williams, Steve Smith, Vinnie Colaiuta, Terri Lynn Carrington tanto per citarne alcuni) e sideman di prestigio con Dave Brubeck e Sonny Rollins.
Dal suo “A Manual For the Modern Drummer” (Berklee Press e ahimè fuori stampa) nel quale fa riferimenti incessanti al Dance/Jazz Drummer:
The Aim of the authors is to give the students a good foundation from which he can grow an individual and creator, the drummer must first grasp certain drumming concepts as well as the fundamental rhythms that the dance-band/jazz drummer uses.
E continua:
We strongly recommend that the student who aspires to be a professional dance-band-/jazz drummer study as many areas of music as possible.
E Ancora:
The Student who would like to be a dance-band/jazz drummer must have an imagination, he must hear what will sound best. He must be able to inject feeling into his playing, and he must be able to play with as much emotion as any other musicians.
Vi lascio ricordandovi che senza “motion” non c’è suono e che se la musica che suoniamo non fa muovere (dentro e fuori) noi stessi, forse non farà muovere neanche il nostro pubblico!
Quanti possono dire di far muovere gruppi di gente o stadi interi senza toccarli? Siamo davvero privilegiati!
HAPPY DRUMMING- BUONE FESTE DI NATALE- PEACE & LOVE
Sergio Bellotti
www.sergiobellotti.com
{jcomments on}