Giulio Caneponi

Quattro chiacchiere con Giulio Caneponi

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Poi, da un certo punto della mia vita è stata un’esigenza slegarmi dai troppi input esterni numerosi seminari e perfezionamenti con vari illustri batteristi (ognuno ha la sua teoria ognuno ti vuole convincere in maniera assoluta la propria visione, questo a lungo andare crea solo confusione mentale), passata la fase di apprendimento tecnico e soprattutto fisico, diciamo che ho iniziato a fare delle cose importanti verso i 20 anni

 

 

Giulio Caneponi

Quattro chiacchiere con Giulio Caneponi


Planet Drum– Parlaci dei tuoi studi e della tua impostazione e di come ti sei avvicinato alla musica?

Giulio Caneponi– Mi sono avvicinato alla musica molto presto, essendo tra l’altro l’ultimo dei 5 fratelli maggiori, anche loro suonavano vari strumenti per passione tra cui mio fratello Claudio la batteria, e mi ricordo questa batteria Hollywood in sala da pranzo gelosamente custodita, ed io invece mi arrangiavo con fustini del dash e svariate pentole di cucina sottratte di nascosto a mia madre ,in casa echeggiavano gruppi tipo E.L.P. Beatles, Jetro Tull, Zappa, insomma …………niente male, ma prima di arrivare veramente alla batteria come mio strumento principale, mi dilettavo con il pianoforte strumento che adoro tuttora, poi in seguito costretto dai preti a studiare la chitarra classica perché alla batteria c’era un altro ragazzetto, insomma ho vissuto la mia infanzia con l’idea della batteria come un qualcosa di unico, prezioso, proibito……….che non si poteva toccare, per carità togliti da lì, chiunque mi prendeva per le orecchie e mi spostava su un altro strumento, ed infatti là forte curiosità e determinazione per fortuna ha avuto la meglio, quindi convinsi i miei genitori dopo tortuosi martiri a farmi segnare in una scuola di musica, e lì è iniziata la mia avventura alla scuola CIAC per circa 4 anni con un bravo insegnante Giuseppe Gianpietro (una persona veramente portata per la didattica) in seguito mi prese sotto la sua ala privatamente per approfondire meglio il tutto e sottopormi dei testi sulla lettura a prima vista, o tipo Rick Latham, chart reading, 4 way coordination e molti altri. Poi, da un certo punto della mia vita è stata un’esigenza slegarmi dai troppi input esterni numerosi seminari e perfezionamenti con vari illustri batteristi (ognuno ha la sua teoria ognuno ti vuole convincere in maniera assoluta la propria visione, questo a lungo andare crea solo confusione mentale), passata la fase di apprendimento tecnico e soprattutto fisico, diciamo che ho iniziato a fare delle cose importanti verso i 20 anni, lì ho avuto stimoli di vario tipo che vanno aldilà dello studio inteso come impegno quotidiano sullo strumento, mi sono dedicato alla didattica per alcuni anni i varie scuole private e privatamente in uno studio mio personale, e penso di avere ammesso a me stesso ad un certo punto di non avere abbastanza pazienza sull’insegnamento, ho avuto svariate delusioni, ci mettevo troppo cuore ma non ero sinceramente appassionato per l’insegnamento così non andava bene, ho lasciato perdere tutto, è meglio studiare e andare avanti. Penso che l’insegnamento è una vera vocazione, non basta essere bravi musicisti per farlo, come tanti pensano, non è solo mettere alla prova chi hai davanti, ma mettere costantemente alla prova se stessi per crescere in quello che fai ed avere sempre cose nuove da dire, e non rifarsi ai soliti testi che gira che ti rigira sono sempre gli stessi, comunque per concludere su questa domanda, chi pensa da aver studiato abbastanza per potersi permettere ad un certo punto di fare delle cose si sbaglia, lo studio io lo vedo come un qualcosa che ti accompagna tutta la vita ,il risultato del tuo studio è quello del tuo carattere musicale, non bisogna mai smettere di studiare, sarebbe la fine. Riguardo l’impostazione è stata un po’ dura, io suonavo e ho suonato per molti anni con l’impostazione timpanistica mi piaceva il rock e jazzrock , mi andava un pò stretta l’impostazione tradizionale, poi con il tempo ho capito molte cose, qui stiamo parlando del periodo che andava da i 10 ai 15 anni quindi, solfeggio ritmico, rudimenti vari, per il resto facevo come mi pare, quando ho iniziato a studiare jazz ho fatto un po’ di fatica a correggere l’impostazione ci sono voluti mesi e mesi di tamburello muto (che tristezza), alla fine con la pratica e l’attività nei club mi sono sbloccato, ma non la uso per tutti i generi solo jazz e derivati. caneponi1

Planet Drum– Qual è stata la tua prima batteria?

Giulio Caneponi– Avevo circa 13 anni, era una domenica ero andato a Porta Portese con mio padre, lui costruiva modellini di navi di tutti i generi e lì vendeva spesso al mercato la Domenica, io avevo notato ancora prima di lui in un banco questa batteria nera, era bellissima, come nuova, la marca era: F.I.S.A.P jazz di Torino che sta appunto per (fabbrica Italiana,Strumenti,A,Percussione, in seguito mi resi conto che ero in possesso di uno strumento professionale anche molto raro, che darei per tornare indietro e riaverlo, l’avevano pagata tipo 100.000 lire, che comunque non erano poche a quei tempi, mi fecero questa meravigliosa sorpresa, che poi tanto sorpresa non era dato che mi ero letteralmente inchiodato a quel banco e feci l’inferno……..forse l’hanno acquistata proprio per la disperazione.

Planet Drum– Quali sono stati i punti di riferimento della tua carriera e quali batteristi ti hanno maggiormente influenzato?

Giulio Caneponi– Da giovane mi piaceva molto Bill Bruford, tra tutti i vari virtuosi anni 70 mi sembrava quello più lucido e determinato nel suo suono inconfondibile, ma anche Billy Chobam, Neil Peart dei RUSH, e poi il grande Phil Collins, fino ad arrivare alla mia grande illuminazione quella di Chad Wackerman che fu per me una specie di resettamento generale, una vera e propria scintilla che mi fece rimettere in discussione parecchie cose, ne fui attirato così tanto che parecchi musicisti mi facevano spesso notare una mia inconsapevole tendenza all’emulazione, ho praticamente quasi tutti dischi dove lui era presente, mi ributtavo giù parecchi dei suoi soli o pattern usati nei dischi di Zappa e Holdsworth, è stato per me una specie di incubo uscirne fuori, comunque con il tempo ho scoperto nomi tipo Erskine lo definisco il dottor drumming, Higgins, il grande Buddy Rich che ho avuto il piacere di ascoltarlo dal vivo con la sua orchestra, ho iniziato ad apprezzare tutta la fascia di musicisti jazz a circa 18 anni e lì è stato un susseguirsi di sorprese ,stavo tutti gli anni a Perugia un mese fisso all’anno dove ho avuto il piacere e l’onore di suonare in jam session con grandi artisti, ma tutto questo anche se meraviglioso con il tempo mi ha fatto rendere conto che troppi input non aiutano molto, e meglio guardarsi dentro e capire veramente quello che si vuole e come si vuole suonare ed interpretare i vari stili, per questo oggi penso che rifare il verso a qualcuno non porta a nulla (anche se spesso è inconscia) ma se hai qualcosa da dire ed intraprendere un rapporto più intimo con il tuo strumento e capire cosa tu vuoi tirare fuori Forse quello è veramente il momento migliore per un musicista.

 

Giulio Caneponi su Planet Drum

Planet Drum– Scrivi musica?

Giulio Caneponi– Più che altro compongo delle cose per sonorizzazioni, cortometraggi, per il teatro, mi sono organizzato già da giovane con una tastiera un computer, all’ora c’era L’Atari, oggi con l’avvento tecnologico si possono fare addirittura i dischi dentro una stanzetta, ho molto materiale ma è molto particolare, ho pensato sempre che nessuno l’avrebbe capito fino in fondo, quindi mi limito ad arrangiare delle cose qualora c’è il bisogno.

Planet Drum– Qual è il tuo set ed i tuoi accessori preferiti?

Giulio Caneponi– Io non ho un mio set fisso, io creo dei set a secondo le esigenze, lavorando anche in teatro spesso e volentieri mi circondo di percussioni ed effetti sonori, per me tutto quello che produce un suono vale la pena di inserirlo, mi piace molto costruirmi delle percussioni ho costruito un set di pentole accordate che quando mi capita di usarlo le persone mi chiedono ma cos’era quello strumento strano con quei suoni strani bellissimo, io gli rispondo sono pentole da cucina e loro si smontano, o anche giocattoli trombette, metallofoni barili lastre d’acciaio, gong, legni vari, potrei andare avanti altre 20 righe. Comunque riguardo le batterie uso delle Sonor Signature in bubinga un set rock, e uno jazz prettamente per registrare, poi una Rogers anni 70, ed un’altra serie di fusti artigianali per dei set modulari che compongo a secondo le esigenze.

Planet Drum– Su quali progetti stai lavorando ora?

Giulio Caneponi– Parecchie cose non le menzionerò tutte, comunque le cose a cui tengo maggiormente attualmente sono: ETRURIA KRIMINALE BANDA, poi ALTRAFORMA stiamo giusto facendo promozione del nostro disco d’esordio, i NACA NACA di Paolo Russo presentato alla manifestazione del 1° Maggio S. Giovanni,

Planet Drum– Nuovi progetti discografici?

Giulio Caneponi– ETRURIA KRIMINALE BANDA una banda come non ce ne sono mai state al mondo, presto la sentiremo più spesso in giro, poi il nuovo disco di EPSILON INDI, molto probabilmente con C.N.I., ed il disco d’esordio del fisarmonicista MARCELLO FIORINI

Planet Drum– Quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Giulio Caneponi– Basterebbe solo Frank Zappa come mia fonte primaria, ma…… le mie ispirazioni sono in continua evoluzione partono dai Clash fino ad arrivare al minimalismo di Steve Reich, vado molto a periodi mi piace molta musica (solo se buona musica) ho suonato molta musica leggera, mi piacciono molto le nuove correnti del rock, tipo radiohead, mr. Bungle, primus, r.h.c.p. , e poi la mia grande passione è tutta la corrente di artisti E C M , ho una collezione di vinili che mi invidiano in molti, come vedi è alquanto difficile per me trovare una strada stabile sulla quale appoggiarmi c’è troppa carne al fuoco, posso dire una cosa che odio profondamente e lo dico per esperienza è lo snobismo musicale, se frequenti rokkettari disdegnano del jazz, viceversa, chi fa musica contemporanea pensa che la gente non capisce un cazzo di musica, o jazzisti incalliti che per principio dicono che non suonerebbero mai con gente tipo Pausini, Ramazzotti o roba del genere come la definiscono, ma dentro di loro mentono non vedrebbero l’ora che li chiamano, tutta questa ipocrisia non porta a qualcosa di buono tende solo a creare ulteriori muri e distanze tra le varie realtà musicali, io mi definisco neutro sotto questo punto di vista, penso che la musica è un qualcosa che si è ormai innescato, e i cambiamenti, le fusioni, l’incontro tra tutte queste realtà è qualcosa che va accettato, l’importante è che si muova e continui a portare cambiamenti è spero ogni tanto qualcosa di buono e di nuovo.

Planet Drum– Quali sono stati i tuoi lavori più importanti?

Giulio Caneponi– Un lavoro importante che ho fatto è l’anniversario del manifesto di Marinetti con Massimo Nunzi al teatro Parioli in due sinfonie rap, un’orchestra fantastica, c’era di tutto sul quel palco, una nutrita sezione di fiati, tutta la sezione di percussionisti della scala di Milano, un DJ, tre percussionisti africani con i djembè, il quartetto d’archi di Diego Conti, Franky hi Energy e Ice one, e il trio ritmico di cui io che ho montato un castello di set, ecco per me questo è un esempio chiaro di multi-integrazione musicale, comunque altre cose tipo 1 Maggio, o stadio olimpico, poi un’altra cosa che ricordo con piacere è la tre giorni al Petralata di Roma con gli Epsilon Indi la presentazione del disco Crystal Soup, è stata un’esperienza bellissima uno spettacolo multimediale a tutti gli effetti dove musica e immagine si sono completamente modellati fra loro.

Planet Drum– Com’è e come definisci il tuo drumming?

Giulio Caneponi– Essenziale e istintivo.

Planet Drum– Che tipo di batterista ti definisci?

Giulio Caneponi– Mi definirei un batterista eclettico, ma non sono solo io a dirlo.

Planet Drum– Che rapporto hai con gli strumenti elettronici?

Giulio Caneponi– Ottimo direi, mi piace la musica elettronica ho addirittura collaborato con un gruppo tecno un periodo dove si lavorava esclusivamente con computer ed expander, io suonavo con una strumentazione elettronica interfacciata con il computer, ma anche integrare l’elettronica all’acustico, lo faccio spesso………ma senza abusare.

Planet Drum– Bene Giulio grazie per la disponibilità e la pazienza, ti aspettiamo ancora ospite nel nostro webzine come autore di articoli.

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