Il fallimento delle batterie DW Collectors
Con l’inizio della produzione delle batterie della serie Collector la DW ha voluto enfatizzare la sua continua ricerca nel migliorare il suono dei suoi fusti. Un aspetto, questo nella produzione di batterie, che sta a cuore a tutte le aziende importanti di settore e dove vengono investite molte risorse in termini economici e di personale ingegneristico e dove sono stati creati reparti specializzati pagati al solo scopo di trovare soluzioni innovative e funzionali alla qualità dello strumento.
Il fallimento delle batterie DW Collectors
Con l’inizio della produzione delle batterie della serie Collector la DW ha voluto enfatizzare la sua continua ricerca nel migliorare il suono dei suoi fusti. Un aspetto, questo nella produzione di batterie, che sta a cuore a tutte le aziende importanti di settore e dove vengono investite molte risorse in termini economici e di personale ingegneristico e dove sono stati creati reparti specializzati pagati al solo scopo di trovare soluzioni innovative e funzionali alla qualità dello strumento.
Tornando ai proclami DW, la casa statunitense ha, effettivamente, ideato una nuova tecnica nella produzione dei fusti per i suoi drum set: mentre le altre aziende solitamente incollano gli strati dei fusti in modo perpendicolare uno rispetto all’altro (in sostanza mettendo a croce le venature del legno), la DW ha pensato di offrire tre diverse versioni di fusti ognuna con angolazioni diverse.
Come è noto lo strato interno è quello che influenza maggiormente il sound del fusto e, proprio secondo la casa statunitense, questo sistema permette di “intonare” già nella fase costruttiva ogni fusto pre-settandolo in qualche modo con l’angolazione dello strato inferiore: verticale per un suono più profondo, orizzontale per un’enfatizzazione delle tonalità più alte. Da qui sono partiti diversi esperimenti con risultati quali i VLT shells (Vertical Low Timbre con lo strato inferiore e quello superiore posizionato verticalmente), con una maggior vibrazione ed un suono più scuro; oppure gli X Shell con angolazioni particolari per una maggiore resistenza. Ma a cosa serve tutto ciò se poi un drumset, neppure tanto economico, in fase di stress (e non parliamo solo di concerti heavy metal) non tiene l’accordatura?
Prima di rispondere a questa domanda vediamo il set in questione che, seppur datato, è un set professionale da costo abbastanza elevato, un Kit composto da un rullante 14″ x 5.5″, tom 10″ x 8″, 12″ x 9″ e 13″ x 10″, timpani 15” x 13” e 16″ x 14″ ed una inusuale cassa da 23″ x 20″. Il kit presenta una bella finitura Amber to Dark Tobacco Burst Lacquer Specialty.
Partiamo dal rullante. Quest’ultimo è caratterizzato dai soliti 10 tiranti e da cerchi a tripla flangia (dei die cast sarebbero stati più opportuni per questa tipologia di drum set visto il costo) con una macchinetta tendicordiera Gibraltar adattabile sia per mancini sia per destroidi. Purtroppo questo rullante è caratterizzato da un fusto VLT che, seppur piacevole sotto alcuni aspetti, risulta un po’ troppo cupo nel suono e “scatolato”.
Per quanto riguarda i tom, una volta speso un bel po’ di tempo nella ricerca della giusta accordatura, hanno risposto abbastanza bene ed anche il timpano è risultato abbastanza caldo nella tonalità con un discreto attacco.
La cassa, invece, non ha prodotto alcun risultato soddisfacente nella ricerca di un suono particolare dettato dalla sua misura particolare. Una cassa classica da 22” non ha nulla da invidiare in termini di profondità. Infatti, non si spiega il motivo per cui produrre una cassa con queste misure visto che non si avvicina neppure minimamente ad una cassa da 24” molto più funzionale in ambiti rock dove spesso viene utilizzata. Senza parlare del fatto che trovare una pelle di ricambio da 23” è decisamente difficile (provare per credere)!
Ma torniamo alla domanda precedente sul perchè il drum set in questione non tiene l’accordatura! Infatti, a quanto pare, le batterie DW Collector’s Series riportano un problema di tenuta dell’accordatura durante una sessione di lavoro (che sia studio o live). Hanno un range abbastanza limitato verso l’alto (per generi quali bebop/jazz per intenderci non è adatta) con problemi di tenuta alle tonalità basse. Il problema sembra essere legato al taglio del bordo, un angolo che apparentemente non aiuta con l’accordatura. Inoltre, a mio avviso, la cassa manca di “botta” e sembra un po’ sorda. Se poi inseriamo il fatto che questa serie di batterie viene fornita con un hardware blasonato come il DW 9000 che, ahimè, anch’esso lascia un po’ a desiderare (si pensi solo alle manopole di plastica per un set definito “professionale”) a causa della poca stabilità dell’Hi-Hat (si è vero che ha solo due gambe ma abbiamo testato altri brand della stessa tipologia che non hanno “traballato” in questo modo), allora possiamo iniziare a comprendere chi, a seguito dell’incauto acquisto si è lamentato per il pessimo rapporto qualità/prezzo. Ovviamente il mio giudizio su queste batterie è necessariamente influenzato dalle enormi aspettative che si hanno quando si effettua un test di uno strumento blasonato e dal costo elevato come le batterie DW. Non per questo intendo denigrare a 360° un prdotto che riscuote evidente successo sul mercato (sarei un folle), ma visto il rapporto qualità/prezzo che ho riscontrato, mi sento di fare dei sinceri complimenti all’ufficio marketing della DW che ha saputo piazzare sul mercato mondiale il suo prodotto.
Se proprio si devono spendere dei soldi per acquistare una DW (che ha iniziato a produrre batterie solo dal 1972) che suoni come una Gretsch, una Pearl, una Ludwig o una Premier, allora sarebbe meglio acquistare una di queste!