Il tao della musica
Ritmo e filosofia
La batteria, le percussioni in genere, sono strumenti musicali che creano vibrazioni che difficilmente ci lasciano indifferenti. Non esiste bambino anziano o adulto che non ne rimane estasiato dalla potenza del suono e dei ritmi. La musica è un bene intangibile sotto molti aspetti ma, nonostante la sua astrattezza rappresenta una forza misteriosa e atavica che oltre a smuovere il corpo e le intenzioni riesce a connetterci con le vibrazioni dell’esistenza intera. Del resto l’universo stesso è fatto di vibrazioni. Tutto vibra ed ogni essere è strettamente connesso ed attratto da questa meravigliosa forza.
Il tao della musica
Ritmo e filosofia
La batteria, le percussioni in genere, sono strumenti musicali che creano vibrazioni che difficilmente ci lasciano indifferenti. Non esiste bambino anziano o adulto che non ne rimane estasiato dalla potenza del suono e dei ritmi. La musica è un bene intangibile sotto molti aspetti ma, nonostante la sua astrattezza rappresenta una forza misteriosa e atavica che oltre a smuovere il corpo e le intenzioni riesce a connetterci con le vibrazioni dell’esistenza intera. Del resto l’universo stesso è fatto di vibrazioni. Tutto vibra ed ogni essere è strettamente connesso ed attratto da questa meravigliosa forza.
Sostanzialmente ogni strumento emette suono tramite vibrazione ma quello che personalmente mi ha sempre colpito, ed affascinato più di ogni altro, sono sempre state le percussioni in genere.
Fortunatamente sono cresciuto in una famiglia nella quale la musica ha sempre fatto da protagonista ma la vera potenza delle vibrazioni sonore mi folgorò in una lontana estate di tanti anni fa. Ero davvero piccolo e mi imbattei ad un soundcheck di un gruppo che si esibiva nella mia città. Credo di aver avuto sei anni.
L’impianto del palco era buono e proprio grazie a questo venni attratto dalle bellissime scosse della grancassa, era una Ludwig, della quale non conosco a tutt’oggi il modello, ma una cosa la ricordo davvero bene: mi avvicinai a questo modesto palco e mi misi davanti a questa meraviglia di suono che mi entrò come un terremoto dentro al petto; le frequenze erano talmente basse che sentii in me tutta la loro potenza e non so perché ma mi diede un’energia potentissima che si amplificò quando poi il batterista inizio a provare cassa e rullante per provare i due suoni insieme. In testa sentii una specie di scossa, come se avessi avuto una scintilla che ha connesso chissà quale parte del mio cervello. Iniziai a correre e a giocare con gli altri bambini sotto il palco mentre il batterista portava questa marcia incalzante alle mie orecchie. Mi sentivo potente ed instancabilmente vivo, ma allo stesso tempo malinconico, come se nonostante l’età prematura per certi pensieri, avessi compreso la morte. Il vivere ed il morire per l’esattezza. Il ciclo della vita.
Dopo tanto tempo capii cosa erano quelle emozioni così forti quanto contrastanti. Forse il dire di averle comprese mi fa peccare di presunzione, ma credo che quell’esperienza mi abbia fatto assaggiare l’eterno dualismo, l’infinita lotta tra gli opposti, il bene e il male, il giorno e la notte: il tao della musica.
Avete mai visto la figura del tao? Personalmente la trovo perfetta: è un cerchio dove all’interno di esso vi sono due parti tondeggianti e tornite, una è bianca ed una è nera ed all’interno di questi due colori vi è una piccola parte dell’altro colore: il nero ha in se un punto bianco ed il bianco un punto nero. Il tutto coesiste armoniosamente all’interno di un unico simbolo (dal greco symbolon, che significa, non a caso, “mettere insieme”) e credo che questa figura sia connessa in modo potentissimo all’universo intero, musica e frequenze comprese. Nella vita nulla può essere tutto o niente ma nell’esistenza si può essere tutto e niente nello stesso momento ed a mio parere nella musica questa verità trova in se motivo di esistere come non mai. I suoni sono nell’aria e per far sì che diventino musica si devono mischiare tra loro, devono generarsi con composizioni ritmi e cadenze, ed ecco che il dualismo del quale parlavo prende forma; ed ecco che, in maniera manifesta, l’unione di due o più suoni (di due o più esseri umani che interagiscono tra loro quindi) diventa un simbolo potentissimo, il quale ci entra dentro, ci fa sorridere o piangere, ci dà carica o ci rilassa, ci scuote e ci meraviglia.
Ed ecco che, dopo tutte queste osservazioni, ripercorrendo la storia, mi accorgo che le percussioni servirono ad esaltare emotivamente i guerrieri nelle battaglie, oppure a mantenere il ritmo dei remi d’una nave rivolta verso mondi sconosciuti o per propiziare una pioggia in un periodo di siccità, o meglio ancora per dialogare da una tribù ad un’altra con il tam tam od anche per celebrare il funerale di un defunto (per chi non lo sapesse la batteria è nata anche da esigenze logistiche da parte dei percussionisti delle marce funebri). Potrei fare mille esempi al riguardo ma tutti porterebbero ad un’unica risultante: la musica, le percussioni nella fattispecie, rappresentano a tutto tondo un tangibile specchio dove gli esseri viventi si possono riflettere ed assaporare (illusoriamente, tant’è la grandezza del tema) il dualismo tra il nascere ed il morire, in ogni sua forma.
Noi percussionisti abbiamo l’immenso potere di entrare nell’anima di chi ci ascolta, abbiamo il dono di smuovere folle, di invasare gli animi, di rilassare il corpo e lo spirito. Ogni volta che andiamo a suonare non dobbiamo mai dimenticarci di diffondere questa potenza nel modo più puro ed onesto possibile perché, come Dio si adoperò nella creazione del tutto, noi abbiamo la possibilità di smuovere energie misteriose quanto potenti, proprio quelle assemblate da chissà chi, all’origine del tutto.
“suonando un sasso, bosco del monte Palanzana; maggio 2015”
Michele Villetti è un batterista percussionista compositore italiano. Vanta collaborazioni con importantissimi musicisti internazionali come Delmar Brown, Archie Shepp, Ben Riley, Karl Potter e molti altri. nel 2013 viene premiato come miglior batterista italiano al Roland National v drum, onorificenza che lo ha portato a rappresentare l’Italia nel medesimo Roland world drum awards nel prestigioso festival del Frankfurt musik Messe.
Nel 2014 esce il suo primo disco da solista considerato fin da subito da grandi artisti nazionali ed internazionali. Ennio Morricone lo ha definito un eccellente lavoro. Seguendo le ombre di Mike Oldfield, Villetti concepisce i suoi brani suonandoli quasi tutti in solitaria. il disco é interamente autoprodotto e contrario alle tipologie dell’ industria culturale. MASILEYO, SOUNDTRACKS FOR A REAL LIFE (questo il titolo del suo lavoro) é reperibile nei maggiori music store del web. Da ricordare che da un anno dal suo esordio, MASILEYO si trova ancora oggi nella classifica ” best sellers” di Itunes.
Foto di DANIELE VITA