semplici riflessioni di un uomo che ha fatto della propria passione uno stile di vita: #insiemecelafaremo
In questi giorni difficili, dove ansie e paure rischiano di soffocare i nostri entusiasmi, dove il tempo logora la mente ma ci consente di riflettere e programmare, mi sono imposto di non arretrare neppure di un passo. Ho speso il mio tempo a studiare le varie crisi già affrontate in passato dall’umanità (le guerre mondiali, la grande depressione del 1929, la recente crisi economica del 2008) e ho notato che ognuna di queste ha permesso, alle menti attive e positive, una rinascita a volte più soddisfacente rispetto al passato. Beh io ho intenzione di ripartire da questo assioma.
Con l’intera filiera della musica ferma da più di un mese, con negozi e catene di intrattenimento chiusi, concerti e pubblicazioni rimandate a dopo l’estate, studi di registrazione inaccessibili, il quadro non sembra affatto positivo.
Sono, però, fermamente convinto che questa può e deve essere una nuova opportunità di rinascita. Attraverso la rivista Planet Drum abbiamo attivato, sin dall’inizio, la campagna social #insiemecelafaremo, abbiamo ricevuto messaggi di stima e speranza da parte di decine di professionisti, musicisti e amici (che ringrazio di cuore e con tutte le mie forze per il loro grande senso di responsabilità e collaborazione) e crediamo che con il supporto e l’aiuto di tutti possiamo uscire da questa brutta esperienza.
La musica rappresenta ancora il nostro futuro?
Dipende da noi, se non lo programmiamo subito rischiamo molto. Nonostante l’industria musicale soffra tantissimo, la musica assume tutto un altro aspetto e, paradossalmente, sembra essere l’unico punto di connessione tra la tante persone chiuse nelle loro case. Flashmob e dirette su Social spopolano dando speranza e spensieratezza, segno che la musica non chiude. Allora ripartiamo da questa certezza e dagli insegnamenti del passato.
La storia insegna che dalle maggiori crisi si esce (prima o poi) e spesso con esiti positivi; è sempre successo e noi dobbiamo fare altrettanto.
Dopo la Prima guerra mondiale ci furono l’influenza spagnola e le violente lotte sociali, ma poi seguirono i “ruggenti” anni 20, l’Età del Jazz, della Riviera francese, questo perché dopo le privazioni e la morte, la gente vuole divertirsi, incontrarsi, ballare, suonare. È naturale e probabilmente qualcosa di simile accadrà alla fine del coronavirus.
Ora sta a noi farci trovare pronti, invece di piangerci addosso e disperare mettiamoci intorno ad un tavolo e programmiamo. Occorrono nuove idee e nuove leadership capaci di creare nuovi equilibri e bisogna darsi subito una serie di priorità. Se l’opinione pubblica sta già pensando alla lotta alla povertà, alla riforma del welfare e allo sviluppo di scienza e istruzione, noi dobbiamo inserire, tra le priorità, l’arte, la musica e le nuove forme di comunicazione correlate ai nuovi modelli che proprio il Coronavirus ha enfatizzato, creando le basi per un nuovo concetto di globalizzazione.
Il rapporto con la natura e la qualità delle città prenderanno una parte sempre maggiore nell’interesse dei cittadini. La scienza e l’istruzione saliranno nella scala dei valori sociali e la gente avrà voglia di libertà, di cultura e di arte per cancellare lo spavento e le tristezze. Se riusciamo ad entrare in quest’ottica allora avremo speranza di ripresa e successo. Sarà necessario creare realtà snelle e pronte a sfruttare i cambiamenti che inevitabilmente genereranno richieste diverse e dovremo essere in grado di adattarci in modo veloce.
Ma questa esperienza lascerà in eredità un aumento del senso di responsabilità e forzerà il Paese a percorrere più velocemente la strada della modernizzazione sotto diversi aspetti. Questo è già un primo forte segnale che ci spinge, sempre più convinti, a proseguire sulla strada intrapresa con la rivista Planet Drum già nel 1999, una vera follia a quei empi che oggi si dimostra sempre più vincente e strategicamente importante per le aziende che, a causa di questa crisi, hanno dovuto disinvestire in personale addetto alla comunicazione e marketing. Un partner dall’esperienza ventennale che potrà affiancare ogni azienda per essere quotidianamente presente nel panorama social e digital.
È evidente come questa emergenza abbia avvicinato alla condivisione online, allo streaming e all’uso di internet, per tenersi informati, anche persone che non ci avevano mai pensato prima. Lo smart working, scoperto da molte aziende, non sarà abbandonato e avvicinerà ancora di più le persone all’utilizzo di internet, dando maggior forza a quelle aziende che si faranno trovare pronte alla digitalizzazione e allo sfruttamento dei media digitali. Le persone hanno voglia di uscire, di fare la vita di sempre. Accadrà un po’ come l’11 Settembre: appena sarà possibile, la gente tornerà a riempire quei locali che già frequentava prima.
La nuova comunicazione
Le strategie di comunicazione dovranno cambiare come già avevamo iniziato a fare prima del virus. Spesso le aziende nostre partner ci hanno sentiti dire che la comunicazione è in continuo sviluppo e che le persone vanno attratte, diversamente da quanto accadeva in passato. Bisogna pensare che le persone non possono venire a trovarti; bisogna attirarli e essere sempre presenti nel loro immaginario fondendo il potere del web con la magia del contatto fisico. Come? La soluzione è decisamente soggettiva e il digitale è un aiuto prezioso per questo. Riesce a stabilire e rinsaldare il legame con i clienti.
Purtroppo nei momenti difficili le imprese normalmente tendono a non investire in comunicazione, anzi a ridurne il budget poiché è il taglio di spesa più facile da eseguire. Quello che però si ignora è la “funzione anticiclica” che produce la comunicazione aziendale in questi periodi se l’investimento è ben fatto, ossia la capacità di eliminare o addirittura frenare gli effetti di un determinato ciclo economico, stabilizzando la situazione e generando vantaggi di tipo commerciale e d’immagine derivanti proprio dal fatto che molti competitor disinvestono riducendo la propria visibilità!
Capisco che tutto ciò possa essere visto come un tentativo di portare acqua al mio mulino, ma un attento lettore avrà anche notato che non sto proponendo un prodotto ma sto semplicemente cercando di stimolare un atteggiamento positivo che potrà essere speso come e ovunque sia opportuno. Chi mi conosce e mi segue sa che nell’ultimo mese ho messo a disposizione gratuitamente il mio gruppo di riviste e l’ufficio stampa per permettere a tutti, aziende, musicisti e professionisti di mantenere un contatto con il proprio pubblico di riferimento. Ho lanciato la campagna social #insiemecelafaremo e #iorestoacasa. Stanno partendo una serie di dirette streaming con importanti professionisti per mantenere viva la comunità che proprio in questi momenti di sconforto non deve sentirsi abbandonata. Il tutto finanziato dalle nostre tasche e con le nostre forze. Lottiamo per la sopravvivenza della musica e del settore musicale, è stata la nostra vita sino ad oggi e se non ce la dovremmo fare noi stessi a superarla avremo, almeno spero, lasciato un buon esempio per chi seguirà le nostre orme.
È il momento di guardare avanti. Tutti insieme.