Keith Moon
“Questo gruppo colerà a picco come un Lead Zeppelin”
Furono queste le parole recitate da un giovane John Entwistle accompagnato da Keith Moon in merito al supergruppo che doveva nascere con questi due grandi musicisti assieme a Jeff Beck e Jimmy Page.
Questo gruppo non ebbe mai vita (sebbene esiste una registrazione di una canzone del gruppo), nonostante tutto quando Mr .Page si trovò a decidere il nuovo nome per i suoi New Yardbirds, si ricordò delle parole del signor Moon: LED ZEPPELIN.
“Led Zeppelin”, un grande nome legato ad un grande batterista; Keith Moon.
Ho voluto introdurvi alla nuova puntata della rubrica “Cool Drum” con questa piccola e insolita curiosità per soffermarmi su un batterista che sicuramente negli anni settanta ha rivoluzionato il nostro strumento, quanto Gene Krupa fece negli anni passati.
Fu proprio ascoltando i dischi di Krupa e Buddy Rich, che il giovane Keith iniziò a imparare la batteria.
All’inizio degli anni sessanta Keith entrò a far parte del gruppo “The Detours”, che cambiò presto nome in THE WHO.
Con i THE WHO, Moon ebbe modo di farsi conoscere mostrando a tutti il suo particolare stile. Forse vi chiederete cos’ha di tanto particolare il suo stile; e io non posso che rispondervi chiedendovi se avete mai visto un video dei The Who…
Innanzitutto credo sia stato l’unico batterista a non usare il charleston durante i concerti; preferiva infatti sostituirlo con un crash!
Usava sempre dei drum-set piuttosto ricchi, composti da parecchi tamburi e piatti, e fu uno dei primi ad utilizzare la doppia cassa.
Keith era molto veloce e trascinante, usava molti rulli durante le canzoni, che a volte diventavano dei veri e propri groove.
Sulle pelli picchiava in maniera feroce consumando due paia di bacchette alla settimana, ma soprattutto sapeva sempre come farsi notare dal pubblico durante le sue esibizioni. Prima di un concerto Moon riempì un tamburo di polvere da sparo che doveva esplodere sul finire dell’ultimo brano in scaletta (My Generation). Esso scoppiò accidentalmente prima del concerto, stordendo Pete Townshend, mentre Keith rimase ferito ad una gamba a causa di un pezzo sgretolato di un piatto.
Pensate che impatto scenico avrebbe avuto un’ idea del genere se avesse funzionato! Comunque sia dopo questa disavventura di certo Keith non si arrese.
Una volta arrivo perfino ad usare sul palco una batteria in plexiglas (molto usata in quegli anni) riempiendo un tamburo di acqua con dei pesciolini rossi!
Naturalmente non si puo’ non spendere delle parole sulla grande caratteristica dei The Who; la prima band nella storia che distruggeva gli strumenti sul palco a fine serata. Sicuramente è un gesto che per molti può sembrare alquanto immorale e maleducato, basta pensare a quando si erano esibiti i Placebo in playback al Festival di Sanremo nel 2001 rompendo la chitarra sulla testata dell’amplificatore e subito dopo il teatro fu invaso di insulti rivolti al gruppo. Però è anche vero che il rock negli anni sessanta – settanta era sinonimo di ribellione e trasgressione e tutto questo non poteva che essere espresso dal punto di vista scenico con la distruzione dei palchi.
Keith si divertiva parecchio a tirare calci alla sua amata Premier come del resto provava gusto a devastare le camere degli alberghi come ogni rock-star degli anni.
Fa quasi ridere il filmato dell’esibizione dei The Who al R’n R Circus dei Rolling Stones, dove la band si vede contenuta nella distruzione degli strumenti e Keith si limita solamente a lanciare in aria un timpano.
Keith ha sempre usato batterie Premier e piatti Paiste, prima di abbandonarci il 7 Settembre 1978 all’ età di trentadue anni; scomparsa dovuta a una dose mortale di pastiglie di clometiazolo.
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