Marco Ariano
Il filosofo della batteria
Questa intervista è stata realizzata presso la d’AC la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ciampino dove Marco si è esibito in una bellissima performance ideata per una mostra-installazione di Ada De Pirro.
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Ho avuto modo di conoscere Marco grazie alla sua fama di ottimo maestro; un “eccellente elemento”, mi era stato detto, attraverso il quale la musica si palpa, si respira. Devo dire che queste qualità sono state confermate in pieno. Vedere Marco suonare è molto più che semplicemente sentirlo.
Questa intervista è stata realizzata presso la d’AC la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ciampino dove Marco si è esibito in una bellissima performance ideata per una mostra-installazione di Ada De Pirro. Al termine ho avuto modo di porgergli qualche domanda:
Planet Drum– Ciao Marco innanzi tutto complimenti per questa tua bella performance, sei sempre in grandissima forma! E come sai noi di Planet Drum non manchiamo mai ai tuoi appuntamenti.
Marco Ariano – Grazie per i complimenti, sono molto contento che vi sia piaciuto… probabilmente siete un po’ folli …ma questo va bene… quindi siete sempre invitati.
PD – Sei uno dei percussionisti più anomali, un personaggio poliedrico che è difficile definire. Tu come ti definiresti?
MA – Definirsi significa concludersi in una categoria, e tutta la mia ricerca è sempre andata nella direzione opposta, nella direzione di una dimensione precategoriale dell’arte, la quale per sua natura sfugge ad ogni definizione, o se vuoi è il luogo da cui nascono le definizioni, è il luogo senza nome che nomina senza poter essere nominato.
PD – Qui viene fuori il tuo esser filosofo?
MA – Probabilmente, ma sai per me non c’è separazione tra arte e filosofia, tutto nasce da un’unica necessità, le due cose stanno insieme, è la loro nominazione che le separa.
PD – Ma che rapporto c’è tra musica e filosofia?
MA – Se si pensano come sinonimi di razionale ed irrazionale sono in rapporto di successione, ma per me razionale e irrazionale sono sempre originariamente intrecciati, in questo senso non c’è musica senza filosofia e viceversa, ma tutto ciò può essere fuorviante se non si coglie il livello di cui parlo.
PD – Ed il ritmo in questo discorso come c’entra?
MA – Il rimo è la nostra vita, il ritmo c’entra sempre.
PD – E nello specifico del tuo modo di suonare?
MA – Il mio suonare nasce da una profonda esperienza e studio dei metri inserita però in un più ampia esigenza di rompere le codificazioni del ritmo per recuperarne il respiro, ecco per me il ritmo è respiro ed è per questo che lo sento profondamente legato alla voce. Un percussionista che non canta lo sento subito, è meccanico, non ha fluidità, è bloccato. E’ per questo che anche nell’insegnamento ho cercato di sviluppare una didattica legata al canto.
PD – In che direzione va la tua ricerca musicale?
MA – Va al di là della “musica”, il mio lavoro apre uno spazio di ricerca sinestesico centrato sulla poeticità del suono. E’ un lavoro che si porta ai margini del musicale, m’interessa tutto quello che la musica tralascia, lo scarto, l’mprovvisazione. Io sono un improvvisatore, ma la strada che sto percorrendo è una strada diversa, è per questo che tendo sempre più a partire da un lavoro laboratoriale.
PD – La tua è una musica molto intellettuale?
MA – No, è al contrario una musica profondamente viscerale.
PD – Ma quali sono i tuoi riferimenti musicali?
MA – Se intendi ciò che ha influenzato la mia formazione… mi vengono in mente tante cose diverse, e non soltanto musicali in senso stretto, comunque direi sicuramente Coltrane, la musica indiana e quella africana, i Van Der Graf Generator, Demetrio Stratos, Cage, Scelsi, Kandinsky, Grotowsky, i Weather Report e infinite altre cose.
PD – Progetti attuali e futuri?
MA – – C’è il quartetto sperimentale Lenguefoco con il chitarrista Antonio Iasevoli, un gruppo di cui è difficile parlare, ma di cui esistono delle registrazioni molto belle che sarebbe forse giusto pubblicare. Poi, a parte alcune collaborazioni, sempre tra le mie cose c’è la situazione che hai ascoltato questa sera con Giovanni Di Cosimo (tromba), David Barittoni(voce, live elettronics) ed un gruppo di voci femminili che ho chiamato Sentire Offerente. E’ un nuovo progetto nato proprio nell’occasione di questa performance commissionatami dalla d’AC. Sto inoltre cercando di consolidare il lavoro di ricerca artistica iniziato proprio a Ciampino con Giulio Ceraldi, che si costituirà come gruppo e centro permanente con la denominazione CarneCeleste – laboratorio teatro-evento di Ciampino. Tra le prime attività, a parte un importante Convegno sul teatro di ricerca italiano, è in programma un laboratorio – “deiscenze – voce-ritmo-poesia” – dove prevedo di sviluppare un lavoro sulla voce che poi in parte confluirà in Sentire Offerente. Come vedi tanti progetti, diversi ma connessi tra loro.
PD – Bene Marco, io ti ringrazio personalmente in nome di Planet Drum ma, soprattutto, in nome di tutti i nostri lettori che avranno così modo di conoscerti meglio. Alla prossima e in bocca al lupo.
Cari lettori questa è stata una serata molto istruttiva dal punto di vista musicale ma, devo dire anche editoriale, visto che siamo riusciti ad ottenere questa intervista e a proporvela immediatamente. Forse non riesco a comunicare le emozioni che ho qui provato, cercherò comunque di farvele comprendere meglio, proponendovi alcune notizie su colui che ce le ha trasmesse:
Nato a Roma nel 1961, Marco Ariano ha studiato batteria e percussioni con diversi maestri articolando la sua formazione tra jazz, percussionismo etnico e sperimentazione contemporanea. E’ laureato in filosofia, diplomato in musicoterapia ed ha compiuto studi di etnomusicologia e di psicologia dell’arte. Tra le sue collaborazioni: Orchestra Mediterranea di Andrea Alberti, Crossroads di Roberto Laneri, Silvana Licursi, Paolo Damiani Ensemble, Autura, Antonio Infantino, Francesco D’Errico Trio, Vox Libris, Lutte Berg, Don Moye, Michael Thieke. Ha lavorato con artisti e gruppi della poesia, del teatro e della danza di ricerca, fra cui: Teatro degli Artieri, Dark Camera, Claudio Morganti, Giulio Ceraldi, Giovanna Summo, Marcello Sambati.
Ha partecipato a rassegne e festival in Italia ed all’estero (Germania, Francia, Belgio, Turchia). Insegna batteria e percussioni presso il CSM di Albano Laziale (RM). La sua ricerca si muove in direzione di quello che definisce “teatro d’eventi sonori”. Tra i suoi progetti (laboratori e performance): 1996) Del sentire offerente – Tuscania Festival; 1998) Nido premondo – Festival di una notte, Piansano; 1999) idiomidiofoni – archeofonie e dialetti futuri – Sala Convegni Comune di Ciampino; 2000) La Vacuità Splendente – d’AC Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ciampino; Carne Celeste – Sconfinando, Castrovillari (CS).
Ciao a tutti e alla prossima.