Marco Confetti
Preparazione al live: Wallace Rock Night del 19 giugno 2013

MarcoConfetti

Marco Confetti è un insegnante dell’accademia Scuderie Capitani ed è abilitato all’insegnamento nelle sedi di Prato, Lucca,Firenze e Pistoia. Svolge attività didattica anche attraverso seminari e clinic sul territorio nazionale. Dal 2009 coordina e dirige la scuola di musica New Generation Drum School.

Marco Confetti
Preparazione al live: Wallace Rock Night del 19 giugno 2013


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Rockeggiando con Giacomo Castellano

Preparazione al live: Wallace Rock Night del 19 giugno 2013

Ciao a tutti gli amici di Planet Drum, un abbraccio al mio fratello e maestro Luca Capitani e un grazie particolare a Marco ed Alessandra che hanno piacevolmente accolto la mia idea di scrivere questo articolo “extra” rispetto all’ordinaria pagina della didattica.

In queste righe vi parlerò della mia esperienza e del modo di lavorare all’interno di una band formatasi per un’occasione specifica: fare un tributo a vari artisti leggendari del rock all’interno di un locale in cui questa musica mancava da troppo tempo. Il Wallace Pub di Prato infatti ha da poco riaperto le porte alla musica live dopo una serie di lavori rivolti al miglioramento dell’acustica e lo sta facendo con una serie di concerti di grande livello.

L’articolo viene inoltre integrato da un breve filmato in cui spiegherò brevemente la scelta della mia strumentazione.

Questa band che ho l’onore di accompagnare è formata dallo storico chitarrista Giacomo Castellano (Gianna Nannini, Noemi, Vasco Rossi, Paolo Vallesi e molti altri), Andrea Ranfagni alla voce e Marco Polidori al basso.

Perché voler scrivere proprio su questo argomento?

Perché credo che in un momento come quello attuale, in cui siamo bombardati di video, notizie, articoli, metodi, esercizi e quant’altro, questo flusso informativo sulla tecnica dello strumento sia un reale vantaggio solo se si cura parallelamente anche l’aspetto della concreta “traduzione in musica” di tutto ciò che studiamo. A volte cose che riteniamo banali o meno interessanti possono fare la differenza tra un concerto di alto livello e un’esibizione mediocre. Dare la precedenza al “come” piuttosto che al “cosa”, spesso può essere una scelta virtuosa.

Perché dopo centinaia di concerti e jam session voglio scrivere proprio su questo evento?

Perché la preparazione a questo live è stata intensa non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per quel che concerne lo studio dell’impatto sonoro della nostra band in un ambiente acusticamente trattato ma di piccole dimensioni, il tutto grazie ad un lavoro sinergico che ha coinvolto anche il fonico del locale in maniera attiva …ma di questo sentirete parlare nel video.

Per quanto riguarda lo studio dei singoli brani (riporto la scaletta in coda all’articolo), il lavoro è stato molto impegnativo visto il numero e l’entità dei pezzi scelti oltre che condizionato dai tempi stretti: tre prove di cui una sola con la scaletta suonata al completo.

Questo mi ha costretto ad una soluzione “poco rock” ovvero la trascrizione integrale e dettagliata di tutti i brani che poi sono stati parzialmente riarrangiati durante le prove.

Suonare i Black Sabbath con l’occhio allo spartito non lo trovo contestuale al genere ma questo modo di lavorare permette di montare uno show in tempi rapidi e in maniera precisa. Ovviamente, appena definite e memorizzate le parti, gli spartiti devono lasciare spazio all’energia, alla spontaneità e all’interplay.

Nella fase di rifinitura dei brani Giacomo è stato molto preciso ed esigente sulle scelte dei colori negli accompagnamenti, rivolgendomi richieste specifiche soprattutto per quel che concerne i piatti.

Essendo l’unico chitarrista della band, deve alternarsi tra ritmica e solista e questo obbliga basso e batteria a riempire quanto più possibile lo spazio sonoro per sostenere la chitarra durante i soli, favorendo timbri più “gonfi” oltre che una grande attenzione alle dinamiche. Questa necessità è stata resa ancor più forte dalla mancanza di un altro strumento armonico come la tastiera che invece è presente nelle versioni originali di alcuni dei brani da noi scelti.

C’è stato inoltre un buon lavoro di riarrangiamento delle parti di batteria che tendono solitamente ad essere più “snelle” nelle registrazioni in studio ma che talvolta necessitano di essere riempite ed elaborate dal vivo, soprattutto nel caso di  una formazione ridotta rispetto all’originale.

Un altro scoglio da affrontare è stato quello di creare un suono omogeneo della band ma non monotono, in grado di spaziare tra le diverse tipologie di rock da cui abbiamo attinto.

Passare dai Queen ai Whitesnake, da Van Halen ai Deep Purple, dai Nickelback agli Aerosmith ecc impone di fare alcuni compromessi sonori che rendano godibili i brani all’interno di un unico show. E’ normale quindi ritrovarsi a suonare una versione un po’ più “hard” di Tie Your Mother Down dei Queen oppure interpretare in maniera più melodica il cantato “diabolico” di Ozzy.

Nel caso specifico della batteria, mi sono trovato di fronte il gravoso compito di creare un punto di incontro trai suoni compressi dei Nickelback e le sonorità vintage dei vecchi capiscuola come Ian Paice o Vinnie Appice, tra la violenza di Tommy Aldrige e il sound di Roger Taylor.

Infine, una scelta importante ha riguardato la decisione di non affidarci all’uso del click per non perdere di spontaneità e di interplay. Abbiamo quindi lavorato molto sulla scelta delle velocità che talvolta hanno differito con quelle dei brani originali, cercando di “metabolizzarle” il più possibile per poter riprodurre dal vivo quell’energia che abbiamo cercato in sala prove.

E’ chiaro che con queste poche righe non si possa essere esaustivi su argomenti tanto diversi tra loro e di così grande spessore, che vanno dall’interpretazione di brani di diversi autori alla conoscenza della storia della musica rock, dalla scelta della strumentazione al lavoro professionale con una rock band e molto altro. Spero però di avervi trasmesso un po’ della mia energia, del mio entusiasmo, della voglia di fare sempre meglio senza fermarsi alla superficie delle cose, di vivere questa magia che la musica ci offre. Per ogni ulteriore domanda, curiosità e quant’altro non esitate a contattarmi.

Grazie a tutti voi. Rock On!!!

Marco Confetti

SET LIST 19 GIUGNO “ ROCK ON NIGHT”

1. EAT THE RICH (AEROSMITH)
2. TUSH (ZZ TOP)
3. STORMBRINGER  (DEEP PURPLE)
4. NOW I’M HERE (QUEEN)
5. FOOL FOR YOUR LOVING  (WHITESNAKE)
6. AIN’T TALKING ‘BOUT LOVE  (VAN HALEN)
7. WALK THIS WAY  (AEROSMITH)
8. HAMMER TO FALL  (QUEEN)
9. BEHIND BLUE EYES (THE WHO)
10. UNDER PRESSURE  (QUEEN)
11. SATURDAY NIGHT’S ALRIGHT FOR FIGHTING (ELTON JOHN- NICKELBACK VERSION)
12. MISTREATED (DEEP PURPLE)
13. STRATUS (COBHAM-JEFF BECK VERSION)
14. HEAVEN AND HELL (BLACK SABBATH)
15. BARK AT THE MOON  (BLACK SABBATH)
16. AINT’ NO LOVE IN THE HEART OF THE CITY (WHITESNAKE)
17. TIE YOUR MOTHER DOWN (QUEEN)
18. CRYING IN THE RAIN( WHITESNAKE)
19. ALL RIGHT NOW (FREE)
20. SHE TALKS TO ANGELS (BLACK CROWES)
21. GIVE ME ALL YOUR LOVE (WHITESNAKE)
22. WE WILL ROCK YOU (QUEEN)

Bio:
Marco Confetti è un insegnante dell’accademia Scuderie Capitani ed è abilitato all’insegnamento nelle sedi di Prato, Lucca,Firenze e Pistoia. Svolge attività didattica anche attraverso seminari e clinic sul territorio nazionale. Dal 2009 coordina e dirige la scuola di musica New Generation Drum School.

Ha collaborato, tra gli altri, con artisti del calibro di Nick Becattini, Giacomo Castellano, Steve Arvey, Riccardo Onori, Jono Manson.

Suona stabilmente con  la Mr. Banana Blues Band, R.W.A., Giacomo Ballerini e gli Hot Joints.
In ambito rock-metal ha lavorato con band di primo piano del panorama italiano come Frozen Tears e Taron. Con la Metal Band Seventh Seal ha pubblicato due dischi distribuiti a livello internazionale i cui brani sono stati anche inseriti in numerose compilation.

Da alcuni anni la sua passione musicale è quasi esclusivamente rivolta al Blues che ha avuto modo di studiare ed approfondire anche sotto la guida del maestro Pooky Styx durante una permanenza a Chicago.

Ha partecipato ai più prestigiosi blues festival nazionali (Pistoia Blues, Lodi Blues Festival, Sfilza Blues, Blues in Idro, ecc.), e si è aggiudicato il premio giuria al concorso del Bordighera Jazz & Blues Festival 2008.

Nel 2006 si è diplomato, sotto la guida del maestro Luca Capitani, presso l’accademia di batteria Scuderie Capitani col massimo dei voti e menzione di lode. E’ attualmente laureando in batteria jazz presso il conservatorio di Ferrara dove peraltro è stato inserito nelle graduatorie per assistente alla cattedra del prof. Ellade Bandini.

Ha seguito corsi di specializzazione con i più affermati batteristi italiani come Agostino Marangolo, Alfredo Golino e Ellade Bandini.

E’ endorser dei marchi UFIP, Pro.Mark, Bode e Evans.

MarcoConfetti

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