Maurizio Capone e i Bungt Bangt
Quattro chiacchiere con…
Maurizio Capone ha collaborato con molti musicisti, da Pino Daniele a Tony Esposito a Bennato. Ha iniziato come percussionista nei 666, un gruppo storico di Napoli e della musica italiana degli anni 80, poi nel 1990, sciolti i 666, ha cominciato a scrivere canzoni e, nel 93, è uscito il suo primo LP come cantante compositore e percussionista.
Planet Drum– CI PUOI RIASSUMERE I MOMENTI DELLA TUA CARRIERA E IL PROGETTO BUNGT BANGT?
Maurizio Capone– Ho collaborato con molti musicisti, da Pino Daniele a Tony Esposito a Bennato. Ho conosciuto Steve Gadd, Milo Sinelu, e il fatto di aver lavorato con musicisti più bravi di me ha sicuramente condizionato la mia crescita. Ho iniziato come percussionista nei 666, un gruppo storico di Napoli e della musica italiana degli anni 80, poi nel 1990, sciolti i 666, ho cominciato a scrivere canzoni e, nel 93, è uscito il mio primo LP come cantante compositore e percussionista. Bungt Bang è nato come una provocazione, quella di rompere gli schemi, ed è stata sempre la mia ricerca, l’idea di non avere limiti, di fare qualcosa con degli strumenti non convenzionali e cercando il massimo da questi oggetti. L’approccio più duro è stato quello di cercare le armonie da questi strumenti non strumenti…
Planet Drum– E CI SIETE RIUSCITI BENE…
Maurizio Capone– …sono contento. Suonando il vibrafono e la steel drum, la percussione ha sempre significato tutto. Suonavo con 4 congas e 2 bongos ed erano 6 note, riuscivo a fare quasi un’ottava e per me era armonia. Credo che per un percussionista il fatto di andare alla ricerca delle armonie sia un percorso naturale, non c’è differenza tra ritmo ed armonia.
Planet Drum– PARLACI DI QUESTO PROGETTO BUNGTBANGT E DEL VOSTRO PRIMO DISCO “JUNK” CHE USCIRA’ A NOVEMBRE E DI CUI NOI SIAMO I PRIMI RECENSORI?
Maurizio Capone– Complimenti per il vostro tempismo…
Comunicare un mondo trasversale, senza limiti d’età, cultura o provenienza, è la scommessa di JUNK.
Ho iniziato la mia ricerca partendo dal basso, dalle cose più umili che esistono, come la spazzatura (rottami e scarti di ferro, plastica e legno) o come gli oggetti d’uso comune (utensili da lavoro o da cucina), che normalmente appartengono al nostro quotidiano. Queste sono cose delle quali crediamo di sapere tutto e dalle quali non ci aspettiamo nulla più di ciò che esse sono. La piccola “grande magia” ha avuto principio da questo punto. Mi sono divertito a giocare con la materia, cercando per essa un fine diverso, un nuovo modo per portarla con noi, compagna nel mio percorso di musicista. Ne ho ottenuto strumenti dalle “sonorità” incredibili.
Un elastico su una scatola di cartone è diventato un contrabbasso, un set di chiavi inglesi un vibrafono, una canalina elettrica l’ottavino. Ma non potevo fermarmi qui. Creare sonorità belle e inconsuete non è sufficiente per fare musica. Un disco non mostra cosa suoni, piuttosto rende intelligibile come suoni. Qui è iniziata una nuova sfida: la creazione del repertorio, con diciotto brani cantati e strumentali che vanno a comporre la track list di questo nuovo disco.
Tutto questo perché personalmente penso che si possa arrivare veramente lontano con l’unica lingua che tutti conoscono, quella del cuore.
Planet Drum– I TUOI STUDI SONO DA AUTODIDATTA?
Maurizio Capone– Si sono autodidatta e, riagganciandomi a Bungt Bangt che ritengo essere il progetto più completo, è l’idea di andare a rompere le palle al Conservatorio. Già la parola Conservatorio, significa conservare e invece noi dobbiamo vivere la musica. I Bungt Bangt sono partiti da un discorso, tra virgolette tradizionale, ma arrivano a fare anche Tecno, il mio deve essere un linguaggio del terzo millennio e non antico.
Planet Drum– COME NASCE L’IDEA DI UN PEZZO?
Maurizio Capone– Come compositore un pezzo nasce sempre da una melodia, e l’idea spesso nasce in bagno……c’è un ottima acustica…(RISATA). Sergio Quagliarella e Alessandro Ricci hanno molta esperienza alle spalle e questo conta molto all’interno di un gruppo. Gli altri sono stati scelti da provini e molti di loro non pensavano nemmeno di diventare musicisti professionisti, però è anche questa la sfida dei BB. Ho avuto grossi problemi invece, con i professionisti perché dare la latta in mano ad uno che suona le congas… è molto difficile che questi si metta in discussione, è come, in un certo senso, ripartire da zero nella ricerca del suono. I suoni che noi tiriamo fuori sono veri, e vanno cercati con molta umiltà. E’ come tornare bambini. Per quanto mi riguarda, la musica, è un bambino che gioca e deve essere sempre presente in noi.
Planet Drum– COSA SUGGERISCI AD UN GIOVANE, CHE SI AVVICINA ALLA MUSICA?
Maurizio Capone– Io sono autodidatta e la prima lezione di congas l’ho presa quando già suonavo professionalmente da 10 anni. L’ho fatto perché ho avuto l’esigenza di capire delle cose, dopo però che avevo già formato la mia idea della musica. I maestri ben vengano, ma la musica è anima, la tecnica viene dopo. Tutti abbiamo avuto consigli che hanno permesso di farci un’idea di quello che è la musica. Penso che la cosa fondamentale sia un ascolto interiore, prima di capire cosa devono fare le mani bisogna capire cosa si vuole fare.