Neil Peart eleganza e virtuosismo – muore un pezzo di rock
Neil Peart, il virtuoso batterista e paroliere dei Rush, è morto martedì 7 gennaio a Santa Monica, in California, all’età di 67 anni, questo quanto riportato dal portavoce della famiglia Elliot Mintz. A quanto pare la causa del decesso è stato il cancro al cervello, una battaglia che Peart stava combattendo silenziosamente da tre anni e mezzo.
Peart è stato uno dei più grandi batteristi del rock, con uno stile sgargiante ma preciso che ha reso omaggio al suo eroe Keith Moon batterista dei The Who. Con un drumming più ampio e tecnico in grado di aumentare le possibilità fantasiose sullo strumento, Neil Peart si è unito al cantante-bassista Geddy Lee e al chitarrista Alex Lifeson formando la band Rush nel 1974. La sua musicalità, i suoi testi colti e filosofici che inizialmente attingevano ad Ayn Rand e alla fantascienza ma che in seguito sono diventati più personali ed emotivi, hanno contribuito a rendere il trio una delle band essenziali dell’era del rock classico. I suoi fill sulla batteria e su canzoni come “Tom Sawyer” sono diventati dei veri e propri standard del pop-rock, ognuno una vera mini-composizione indelebile. I suoi lunghi assoli di batteria, costruiti con cura e ricchi di drammaticità, sono stati i momenti salienti di ogni concerto dei Rush fino a quando il dolore per le morti della figlia Selena a causa di un incidente automobilistico nell’agosto 1997 e della moglie Jacqueline nel giugno 1998, per un tumore lo hanno portato a viaggiare e scrivendo Ghost Rider: Travels on the Healing Road.
Poi la malattia e la morte il 7 gennaio 2020 che lo ha consacrato, come scriveva lui stesso nel 1990 in Dreamline “…. immortali solo per un breve lasso di tempo”.