Poliritmie: scopriamo il “3 su 4”
Ciao ragazzi e ben ritrovati! Prima di tuffarci in questo nuovo articolo volevo ringraziarvi per avermi scritto in tanti chiedendomi chiarimenti, partiture, nuovi esercizi e altro riguardante gli articoli precedenti.
Oggi parleremo di un argomento che negli ultimi anni sta letteralmente spopolando in tutti i generi musicali, dal pop fino ad arrivare al metal estremo. Signori, benvenuti nel mondo della poliritmia!
Poliritmie: scopriamo il “3 su 4”
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Ciao ragazzi e ben ritrovati! Prima di tuffarci in questo nuovo articolo volevo ringraziarvi per avermi scritto in tanti chiedendomi chiarimenti, partiture, nuovi esercizi e altro riguardante gli articoli precedenti. Un ringraziamento particolare va a Marco Mammoliti e Planet Drum per la continua fiducia e il totale supporto. Grazie di cuore!!!
Oggi parleremo di un argomento che negli ultimi anni sta letteralmente spopolando in tutti i generi musicali, dal pop fino ad arrivare al metal estremo. Signori, benvenuti nel mondo della poliritmia!
Impiegata occasionalmente in ogni ambito musicale, la poliritmia è stata però usata in modo particolare da alcune tradizioni musicali popolari, soprattutto balcaniche e africane (quest’ultima per quello che riguarda le percussioni). Da queste la poliritmia ha trovato spazio anche in ambiti musicali più moderni quali jazz e musica latina. Nella musica metal e rock gruppi come Tool , Dream Theater, Meshuggah e l’intero genere del rock progressive hanno sviluppato la poliritmia, raccogliendo ampi consensi proprio per via dell’originalità nella scelta dell’utilizzo di essa in generi prevalentemente monoritmici.
La poliritmia può essere sinteticamente definita come l’impiego simultaneo di più ritmi. Questo provoca nell’ascoltatore la percezione di accenti in contrasto fra loro, scanditi simultaneamente dallo stesso musicista o separatamente dai componenti della band. Per ottenere questo particolare effetto sonoro si possono adoperare figure irregolari, scomposizioni o spostamenti di accenti. Data la complessità e l’estensione dell’argomento in questo articolo parleremo della figura poliritmica più comune nel contesto Rock/Metal: il “3 su 4”.
Prima di iniziare, però, vorrei soffermarmi su un altro concetto importantissimo per capire al meglio questo magnifico mondo. Oggi erroneamente chiamiamo i “3 nel 4”, i “4 nel 3”, i “6 nell’8” (e così via) poliritmie, ma sarebbe più preciso e corretto parlare di polimetrie. Infatti non andremo a sovrapporre ritmi diversi tra loro, ma utilizzeremo invece metri diversi durante l’andamento della melodia, creando un’”illusione ritmica”. L’effetto sarà appunto quello di spostare gli accenti in posizioni diverse all’interno di una o più battute, da quelle consuete (ad esempio del battere), realizzando così un continuo effetto di alternanza fra tensione e relax.
Nel caso specifico del “3 su 4” eseguiremo sulla base di quattro note (per esempio una serie di sedicesimi), un accento ogni tre note. Questo accento creerà a sua volta una cellula ritmica di tre note che si muoverà all’interno della base dei quattro sedicesimi.
Nell’ esercizio 1 eseguiamo tutti i sedicesimi sul rullante, con l’hi-hat suonato dal piede su tutti i movimenti, accentando quindi un sedicesimo ogni tre note; naturalmente il ciclo poliritmico ritornerà sul battere del primo movimento ogni tre misure.
Con questo semplice metodo possiamo far partire la successione degli accenti su qualsiasi sedicesimo all’interno della battuta, e cominciare così a spostare continuamente e con varie possibilità il nostro “3 su 4”. (Vedi esercizi 2-3-4-5-6).
Successivamente ho voluto analizzare delle varianti di “3 su 4” con rulli a 5 e a 4 con ghost notes in trentaduesimi (Esercizio 7), da sviluppare sul rullante e successivamente su tutto il set e flam accent (Esercizio 8).
Un altro utilizzo, tra tutti forse quello più usato, è applicare la poliritmia appena conosciuta all’interno di un groove in 4/4, in cui lo hi-hat e il rullante faranno da ostinato mentre la cassa, su una base di sedicesimi, suonerà un sedicesimo ogni tre, ovvero solo gli accenti (Esercizio 9). Successivamente ho voluto ulteriormente spostare la cassa in poliritmia sul secondo sedicesimo (Esercizio 10), terzo sedicesimo (Esercizio 11), primo e secondo sedicesimo (Esercizio 12), creando dei groove utilizzabili in qualsiasi genere musicale.
Gli stessi esercizi appena sviluppati possono essere tranquillamente eseguiti impostando come ostinato la cassa e il rullante e suonando lo hi-hat in poliritmia (Esercizi 13 e 14, quest’ultimo sviluppato anche sul set), oppure utilizzando le ghost notes (Esercizi 15 e 16). Il risultato sarà una serie di groove molto coinvolgenti e particolari.
Prima di lasciarvi e darvi appuntamento al prossimo mese voglio darvi qualche idea per poter cominciare a sviluppare la vostra interdipendenza nel mondo della poliritmia, magari cominciando a studiare delle letture o rudimenti su alcuni ostinato in “3 su 4” (sviluppati con gli arti inferiori), così da poter costruire in futuro dei soli, o frasi ritmiche da utilizzare all’interno delle vostre composizioni!
A presto, e come sempre “Metal On”!!!