Raffahel Dridge
Italian Metal Drummer
L’intervista di oggi ci porta a conoscere il nuovo arrivato dietro le pelli in casa Eldritch! Partito per un tour europeo di supporto ai Firewind toccando molte città europee, siamo riusciti a fermare per scambiare quattro chiacchiere un’altro validissimo “Italian Metal Drummer”: Raffahel Dridge.
Emiliano Cantiano – Quando hai iniziato a suonare la batteria?
Raffahel Dridge – Ho iniziato ad andare a lezione quando avevo 15 anni, lo ricordo molto bene, ma ne passato di tempo!
EC – Quali batteristi hanno influenzato il tuo stile?
RD – Ascoltando molta musica e differenti generi le influenze non possono che essere tante. Per menzionare quelli che più mi hanno stupito da quando ho iniziato a suonare direi Colaiuta, Donati, Cobham, Weckl, Mangini, Bozzio, Jason Rullo, Sean Reinert, Gene Hoglan, il “primo” Portnoy, Vinnie Paul, Alex Holzwarth, Thomas Lejon, Bobby Jarzombek, Horacio Hernandez, Ian Paice, Neil Peart, Mark Zonder, Aquiles Priester, Raymond Herrera, Tomas Haake, Will Calhoun….credo che potrei andare avanti per ore!!! Ma mi fermo altrimenti riempio la pagina di nomi…
EC – Con chi hai iniziato il tuo percorso di studio?
RD – Dunque, per quanto riguarda la batteria il mio primo e ultimo maestro è stato Nicola Pardini, un batterista della mia città che possiede un talento pauroso, con lui ho seguito un percorso di 3-4 anni circa partendo dai rudimenti come tutti. Pensa che il primo anno di studio l’ho passato con un paio di bacchette e un tamburo soltanto. Solo in seguito ho comprato una batteria completa! Durante quell’anno “mimavo” tutti gli esercizi a prima vista dei grooves di cassa-rullo-hi hat! Devo dire che è stata un’ottima scelta perchè mi ha permesso di concentrarmi quasi esclusivamente sulle mani e sulla lettura a prima vista.
Con l’acquisto della batteria ho incrementato lo studio della coordinazione degli arti passando per il jazz, funk, rock, latini, fusion, odd-tempos ecc. passando poi a minus one di Cobham, Weckl, Bissonette e via di seguito. Dunque,per quanto riguarda la batteria il mio primo e ultimo maestro è stato Nicola Pardini, un batterista della mia città che possiede un talento pauroso….con lui ho avuto un percorso di 3-4 anni circa..siamo partiti dai rudimenti come tutti, pensa che il primo anno di studio l’ho passato con un paio di bacchette ed un tamburo soltanto, solo in seguito ho comprato una batteria completa!! Durante quell’anno “mimavo” tutti gli esercizi a prima vista dei grooves di cassa-rullo-HH!!Devo dire che è stata un’ottima scelta perchè mi ha permesso di concentrarmi quasi esclusivamente sulle mani e sulla lettura a prima vista. Con l’acquisto della batteria ho incrementato lo studio della coordinazione degli arti passando per jazz, funk, rock, latini, fusion, odd-tempos ecc passando poi a minus one di Cobham, Weckl, Bissonette ecc.. Quando ho compiuto 20 anni ho iniziato a prendere lezioni da Marco Baldacci che mi ha permesso di diplomarmi al Conservatorio Puccini di La Spezia in Teoria e Solfeggio. Questo perchè volevo avere la massima dimestichezza con la lettura e la scrittura della musica, cosa spesso tralasciata dai batteristi ma in realtà molto utile!! Quando ho compiuto 20 anni ho iniziato a prendere lezioni da Marco Baldacci che mi ha permesso di diplomarmi al Conservatorio Puccini di La Spezia in Teoria e Solfeggio. Questo perchè volevo avere la massima dimestichezza con la lettura e la scrittura della musica, cosa spesso tralasciata dai batteristi ma in realtà molto utile!
EC – Qual è il tuo attuale programma di studio?
RD – Devo ammettere che in questo momento non ho un solido programma di studio, anche se mi piacerebbe molto. Diciamo che suono e mi alleno in continuazione. Suonare live e in sala prove mi permette di mantenere uno standard qualitativo, mentre con l’allenamento ho la possibilità di spingermi al limite e vedere se lo passo o se ci rimango secco. (risate)
EC – Che tipo di accordatura scegli per le tue pelli?
RD – La cosa varia da fusto a fusto (lo so, ho scoperto l’acqua calda risate), ma in generale posso dirti che amo le basse col giusto attacco e quindi mi regolo di conseguenza, anche se sono sempre alla ricerca del timbro perfetto!
EC – Ho notato una personalizzazione nel posizionamento dei fusti. Hai una teoria particolare nello scegliere la loro disposizione?
RD – In effetti mi hanno sempre detto che utilizzo una disposizione strana, ma fondamentalmente credo dipenda dal fisico del batterista (altezza del busto e lunghezza degli arti) e dall’abitudine a suonare sul proprio set. Io sostanzialmente tengo il set abbastanza basso e allargato, anche se spesso capita di suonare sulle batterie del posto (nei festival o eventi simili) e quindi una volta sistemato il rullante mi adatto al set che mi trovo davanti.
EC – Sei entrato da poco più di un anno a suonare negli Eldritch, una delle migliori band del panorama metal italiano con i quali hai partecipato a molti importanti festival nazionali e internazionali, e con i quali ti appresti a fare un tour europeo con i Firewind parlaci delle esperienze che hai vissuto, confrontando anche la scena italiana con quella europea:
RD – Prima di tutto colgo l’occasione per ringraziare e salutare la band!
Essere entrato a far parte di un progetto di questo livello è un’esperienza che porterò con me per tutta la vita, sia dal punto di vista umano che artistico. Il tour con i Firewind, iniziato allo Zoe di Milano e proseguito per diverse città europee, è stato un momento di crescita molto importante perché, personalmente, è il primo tour a cui partecipo e le date fatte in precedenza all’estero sono state in occasione di festival sporadici. Non so farti un confronto tra la scena italiana ed estera, ma quello che posso dire è che qui in Italia dovrebbero cambiare molte cose. Non parlo di mercato ma del fatto che dovrebbe suonare chi se lo merita e non chi è amico di gente che conta. Dovrebbero cambiare le politiche per le band emergenti, perchè di valide ce ne sono ma non riescono a farsi sentire come sarebbe giusto che fosse. In Italia c’è lo stesso potenziale che troviamo all’estero, non siamo da meno. Purtroppo, però, troppo spesso ho sentito dischi dal dubbio valore artistico. So che può sembrare un giudizio affrettato e basato sul gusto personale, ma di solito anche nei generi che ascolto poco o che non mi piacciono penso di saper riconoscere chi ci sa fare.
EC – Rimanendo in tema Eldritch, so che avete realizzato da poco un cd/dvd, uscito a novembre, nel quale partecipano anche ex-membri della band. Puoi darci qualche dettaglio su questa nuova uscita e dirci la tua su quella serata?
RD – Si, è’ la mia prima uscita ufficiale con la band e devo dire che siamo riusciti a fare un buon lavoro!! Il “LIVEQUAKE” è composto da due CD live: il primo contiene materiale tratto dagli ultimi 4 lavori, ovvero da Reverse sino al recente Blackenday, mentre nel secondo sono eseguite le tracce contenute nei primi 3 albums, con l’entrata in scena di Oleg Smirnoff dietro le tastiere. Insieme ai CD c’è un DVD contenete l’intero show di quella sera, che è stato montato da Mirco Andreis (già regista del “The blackened day” video).
La sera del concerto mi sono divertito molto e mi ha fatto molto piacere suonare accanto a Oleg! In generale sono molto soddisfatto del risultato sia video che audio(quest’ultimo frutto del lavoro di mixing di Marco Ribecai, fonico della band, e di Eugene). Un ringraziamento particolare va ai fans che sono stati molto presenti e ci hanno supportato a dovere durante tutto il concerto!
EC – Che tipo di warm up svolgi prima di ogni esibizione?
RD – Per quanto riguarda mani e braccia faccio stretching. Una volta scaldati i muscoli faccio esercizi progressivi con le bacchette ovunque capita, solitamente sui divani e cuscini dei camerini! Per le gambe dipende, se vedo che la scaletta del concerto lo permette non le affatico troppo, altrimenti le scaldo esattamente come le braccia.
EC – Come regoli le molle dei tuoi pedali?
RD – Ho sempre regolato le molle tenendo la tensione alta, con qualsiasi pedale..
EC – Ogni quanto cambi le pelli durante un tour?
RD – Dipende. Tendenzialmente la pelle che cambio con molta frequenza è, ovviamente, quella del rullante. Quelle sugli altri fusti sopravvivono più a lungo, non saprei quantificarlo in tempo, anche se spesso capita che dopo un live la battente del rullo è da buttare!
EC – Quali credi siano i punti di forza del tuo drumming?
RD – Mi piacerebbe poterti rispondere che tutto è il mio punto di forza, ma so che non è possibile. Probabilmente quando suono con gli Eldritch quello che si nota di più è la precisione, la velocità e il tocco. Per quanto riguarda la personalità ne riparleremo col nuovo disco!
EC – Quali credi che siano le qualità che un buon batterista metal debba avere?
RD – Un buon batterista in generale deve possedere una buona tecnica, quindi essere preciso, avere una buona indipendenza e un buon tocco. Questo che si tratti di metal o altro non importa. Ciò che è importante è l’avere un buon senso del tempo (cosa che però nessuno ti può insegnare!) e cercare sempre di essere al servizio della musica che si sta suonando. Ultima cosa, ma prima su tutte, è quella più difficile, cioè cercare di essere personali dietro lo strumento, crearsi uno stile proprio.
EC – Il pattern preferito che hai registrato e che esegui più volte dal vivo?
RD – Onestamente non amo un pattern specifico preferendolo ad altri. Mi piace talmente tanto suonare che può andare bene anche un semplice 4/4! L’importante, come ho detto prima, è che la figura che sto suonando sia in armonia con il resto del pezzo. Comunque in generale mi sono sempre ritrovato a suonare generi che in un modo o nell’altro richiedono un certo grado di tecnica. Fa parte della concezione del volersi sempre superare.
EC – Come prepari il lavoro in studio di registrazione?
RD – Non ho registrato molte volte in studio, ma quelle poche sono state delle importanti lezioni. In studio si scoprono difetti nel proprio modo di suonare di cui spesso non ci si accorge in sala prove. La prima volta che ho registrato avevo 16 o 17 anni e fu un vero e proprio disastro! Ma rivoluzionò parecchio il mio modo di studiare la batteria. Quello che posso dire è che prima di andare in studio cerco di focalizzarmi sulle parti che sento di poter migliorare, sui passaggi, sul tocco, insomma tutto quello che può contribuire alla resa di un pezzo.
EC – Quali sono i tuoi dischi preferiti, quelli che ti hanno fatto innamorare della batteria?<
RD – Sicuramente lavori come Images and Words, Awake, V dei Symphony X, molti dischi dei Fates Warning e dei Sieges Even, Human, Symbolic, Focus dei Cynic, Master of Puppets, And Justice for all, qualche lavoro dei Maiden, Vulgar e Far beyond driven dei Pantera, Obsolete e Digimortal dei Fear Factory, Holy land degli Angra, Better Than Raw degli Helloween, tutti i lavori degli Andromeda, Machine Head dei Deep Purple, Hemispheres dei Rush, Set the world on fire degli Annihilator, Dead Heart in a Dead world dei Nevermore, molti dischi di Steve Vai, Zappa, i primi dischi dei Living colour.
Questa domanda è un po’ come quella sui batteristi che mi hai fatto all’inizio, molti dischi, metal e non, hanno significato molto per me, sarebbe una bella lista se li scrivessi tutti!
EC – Quale strumentazione utilizzi?
RD – Da un anno a questa parte sono endorser per CVL Drums e UFIP, che approfitto per ringraziare! Ho un kit che CVL ha costruito per me composto da un rullante 14×5, toms da 10 e 12, timpani da 14 e 16 e una cassa 22×20. Per i piatti utilizzo un mix tra la Brilliant e la Bionic series, mentre per i pedali uso un Pearl Eliminator.
EC – Un consiglio da dare ai batteristi che studiano e che vogliono intraprendere il lavoro di metal drummer?
RD – Il suggerimento che posso dare è quello di studiare molto i propri punti deboli e ascoltare chi ha più esperienza. Qualcosa si impara sempre! Un’altra cosa molto importante è suonare il più possibile live, perchè è il momento dove ci si mette in gioco e dove si ha la possibilità di mettere in pratica ciò che si è appreso nel tempo.
Ciao Emiliano e porta un saluto a tutta la redazione di Planet Drum che leggo e apprezzo per professionalità e per il servizio che offrono a tutti i batteristi a costo zero! Internet ha dato una grossa svolta al mondo dell’informazione e oggi i giovani batteristi possono ottenere molte più informazioni che nel passato.
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