Sotto false spoglie: batteria BERTI
Vintage
Alcuni mesi fa, grazie ad uno scambio di strumenti, mi è capitata per le mani una batteria un po’ particolare, targata BERTI. Per chi non fosse veneto, Gianni Berti, ed ora suo figlio Maurizio, sono i titolari di un negozio di strumenti musicali tra i più longevi del trevigiano. Negli anni sessanta , questo negozio cominciò a far marcare delle proprie batterie, cosa abbastanza usuale all’epoca, comprando i fusti da altre ditte che producevano di fatto lo strumento.
Sotto false spoglie batteria BERTI
Alcuni mesi fa, grazie ad uno scambio di strumenti, mi è capitata per le mani una batteria un po’ particolare, targata BERTI. Per chi non fosse veneto, Gianni Berti, ed ora suo figlio Maurizio, sono i titolari di un negozio di strumenti musicali tra i più longevi del trevigiano. Negli anni sessanta , questo negozio cominciò a far marcare delle proprie batterie, cosa abbastanza usuale all’epoca, comprando i fusti da altre ditte che producevano di fatto lo strumento.
Il primo fornitore fu Zin di Padova, che costruiva molto in quel periodo, ma già intorno al sessantacinque la richiesta fu fatta a Monzino di Milano, perché trattava fusti più economici. In quel periodo la concorrenza forte era quella delle Hollywood, e tra i modelli da pochi denari spiccava soprattutto la Jolly. Perciò Gianni Berti pensò di utilizzare gli stessi fornitori. Chiaramente Monzino utilizzava sia fusti Hollywood che Alberti, perciò l’esatta provenienza di questa batteria è difficile da ottenere.
La particolarità è la mancanza della pelle inferiore, sostituita da del legno morbido ed il fatto che sia rivestita con il wrap dello stesso colore del resto del fusto. Il fatto che le misure siano in cm, perciò assolutamente pre international, fa pensare ad una produzione più Alberti. Anche i tiranti sono molto simili, mentre alcune lavorazioni interne, tipo il piccolo rinforzo al bordo superiore, ricordano alcuni lavori anche tipo 3R, sempre di origine Alberti.
Le pelli sono tutte naturali, anche qui riconducibili a produzioni Alberti, anche se i piedini della cassa sembrano completamente diversi da quel costruttore, il che potrebbe dare adito all‘idea di un assemblato vario per rispondere alle richieste del negozio. In fondo la ricerca sul vintage è bella anche per questo.
Purtroppo non sono in possesso del rullante, probabilmente sperso in qualche scaffale di qualche vecchia banda musicale, come spesso succedeva, a causa del divertente gioco di compare una batteria per usarne solo il rullo, visto che all’epoca poco si suonava la batteria nelle fanfare che sfilavano nei paesi. Comunque, ritornando alla nostra storia, il figlio Maurizio mi raccontò che la produzione di queste batterie finì circa tra il settantasei ed il settantasette, con l’avvento delle prime marche giapponesi che davano, come sappiamo bene, hardware più stabile e buoni fusti ad un prezzo molto concorrenziale. Mi piace ricordare che questi strumenti non sono semplici ricordi ma sono, soprattutto, tracce di un passato in cui in Italia si produceva tanto e anche bene e di come si investisse sugli strumenti e sulla musica in generale. Un monito vista l’assoluta mancanza di volontà in questi anni di aiutare, da parte di chi di dovere, le nostre aziende e i nostri prodotti assolutamente concorrenziali. Non è retorica, solo una piccola osservazione.