Velocità di studio
Ciao a tutti ho il piacere e l’onore di iniziare questa nuova avventura collaborativa con Planet Drum, la rivista italiana più importante con oltre 20 anni di pubblicazioni che da voce ai batteristi che, come me, hanno molto da dire e poco spazio dove poterlo fare. Ringrazio Marco Mammoliti per l’opportunità e tutto lo staff di Planet Drum per il duro lavoro che svolgono quotidianamente.
Ora veniamo a noi. Oggi, con questo primo articolo introduttivo, vorrei parlarvi di un concetto più astratto che tecnico direi. Una introduzione doverosa viste le molte perplessità che riscontro negli allievi che sono tutt’altro che ovvie: la velocità di studio!
Quando ero ragazzo e studiavo molto, come tutti i giovani di quell’età, avevo una gran voglia di suonare e facevo le cose sempre di fretta, anche quel che riguardava le azioni quotidiane, praticamente vivevo in una adrenalina continua… questo è quello che mi ricordo. Ovviamente tutto ciò si rifletteva in maniera drastica, direi, sul mio modo di studiare lo strumento. Poi però, con il passare degli anni. ho cominciato a vedere le cose in maniera diversa, e la cosa interessante è che “mi sono dato una calmata” come si dice. Così ho anche cominciato a studiare in maniera diversa, molto differente dai miei principi iniziali, sia perchè il tempo di studio non è più quello di una volta (adesso studio molto meno), sia per la qualità dello studio che realmente è cambiata. Ora ho rallentato il ritmo su tutto quello che faccio (incluso le cose di ogni giorno).
La domanda potrebbe essere: “Ma che centrano le cose di tutti i giorni con lo studio della batteria? C’entrano eccome direi. È il nostro modo di fare che influenza la nostra musica.
Comunque, detto questo, vi racconto la mia esperienza in questo senso e cosa è cambiato nel mio modo di studiare.
In questi ultimi anni (particolarmente da quando risiedo fuori dall’Italia) ho cominciato a sviluppare un metodo di studio che ho applicato poi in vari stili musicali scrivendo, così, molto materiale didattico che in parte è stato prodotto ed in parte è in fase di produzione. Una metodologia, per essere valida, deve funzionare (come tutti sanno), quindi la prima cosa che ho fatto, è stata quella di sperimentare su di me i concetti che applicavo durante le mie clinic o durante concerti dal vivo.
Direi che le clinic sono più impegnative perchè praticamente sei solo e devi dimostrare i tuoi concetti “nudi e crudi” alle persone che sono venute ad ascoltarti. Ed è qui che ho capito alcune cose tra cui quella della velocità’ di studio, ossia come affrontare gli esercizi per migliorare la propria performance sviluppando la seguente formula: S = F (Slower = Faster o Più Lento = Più Veloce). In pratica mi sono accorto che studiando un determinato argomento (attraverso degli esercizi progressivi), ad una velocità metronomica lenta (sto parlando di velocità tipo 50bpm alla semiminima) per un periodo di tempo relativamente lungo e senza mai suonare a velocità più elevate, avvertivo un notevole miglioramento nella fluidità dei movimenti quando mi mettevo a suonare liberamente a volocità “normali”. Mi riferisco a ritmi e anche, ad esempio, ai soli di batteria con ostinato. Io ho passato quasi un anno a studiare alcuni esercizi a 50 alla semiminima, preparandomi per alcune clinic e, quando era il momento di suonare alle velocità reali, rimanevo sempre sorpreso dalla fluidità della mia performance. Per me è stata una scoperta (o riscoperta) magnifica! Adesso tutta la mia concentrazione quando studio si focalizza su questo aspetto.
Nel mio programma di studio ci sono anche una serie di esercizi con l’uso dei gruppi irregolari e quando decisi di mettere in pratica la mia formula S = F confesso che si aprì un altro mondo perchè sono riuscito a risolvere problemi, come quelli poliritmici ad esempio, con una certa facilità. Allo stesso tempo vi dico che è difficile mantenere il controllo della velocità quando si studia. Alcune volte si perde la pazienza e si tende ad accelerare, ma questo è sbagliato ed è una perdita di tempo; bisogna perseverare ed essere rigorosi sullo studio.
Bisogna concentrarsi sui punti difficili degli esercizi, senza eseguire quest’ultimi come se fossimo una drum machine, altrimenti non se ne apprende il significato.
Questa è’ la frase che da sempre mi sento dire da molti allievi: “Prof., questo esercizio non mi viene lento, mi viene solo veloce!“
Ed io rispondo puntualmente: “Dimmi una cosa, quando sei nato sapevi già parlare o sei dovuto andare a scuola per imparare? Come fai a dire che sai parlare veloce ma non lento?“
Immaginate l’espressione degli allievi, sentendo queste parole.
Vi invito ad applicare un po’ della mia formula, con i vostri studi e vedere cosa succede…male di sicuro non farà, al massimo non succederà nulla!
Saluti e buono studio a tutti.
Alessandro D’Aloia.